Confine
Nostalgici fascisti commemorano il Duce
Keystone-ats
3 anni fa
La manifestazione si è svolta sul Lario, dove fra il 27 e il 28 aprile 1945 Mussolini fu catturato e ucciso mentre scappava in Svizzera. Interrogazione di tre senatori italiani sulla manifestazione, regolarmente autorizzata

Da una parte “Presente” e saluti romani. Dall'altra “Bella ciao”, fischi e trombette da stadio. A Dongo e Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, a 76 anni dagli eventi che segnarono la fine del fascismo, sono andate in scena due manifestazioni contrapposte: da un lato nostalgici del regime fascista, dall’altro associazioni legate alla resistenza antifascista degli anni ’40.

Due cerimonie, organizzate dall'associazione comasca Mario Nicollini, sono state autorizzate da prefettura e questura e fortemente osteggiate dall'Associazione dei partigiani italiani (Anpi), sindacati e parlamentari di sinistra, si sono svolte questo pomeriggio in piazza Paracchini a Dongo, dove il 27 aprile 1945 la colonna tedesca bloccata a Musso arrivò al capolinea, Mussolini venne riconosciuto e 15 gerarchi fascisti arrestati e in seguito fucilati. Quel giorno, il Duce stava fuggendo in Svizzera.

Tensione, ma nessuno scontro
La ringhiera del lungolago è ancora quella di allora, con i fori dei proiettili lasciati a futura memoria. E proprio sulla ringhiera, una settantina di nostalgici in bomber e giubbetti neri questa mattina hanno messo una rosa per ciascuno dei 15 fascisti uccisi e hanno posato due corone d'alloro: una per i gerarchi, l'altra, nel lago, dove trovò la morte Marcello Petacci, fratello di Claretta.
Il tutto è durato pochi minuti, il tempo di qualche invettiva al megafono contro la parte avversa, e poi i nostalgici, inquadrati su tre file, hanno scandito a uno a uno i nomi dei fucilati, accompagnato ciascuno dal saluto fascista e dal “Presente“.
Dopo il suono del silenzio, la riunione è stata sciolta. Durante tutta la commemorazione, separati da un nutrito cordone di polizia e carabinieri, dall’altra parte della piazza transennata, alcune centinaia di manifestanti di Anpi, sindacati e associazioni di sinistra, che con bandiere rosse, tricolori e trombette da stadio hanno intonato Bella Ciao, fischiando, lanciando slogan e il grido “buffoni“. Nessun incidente, nonostante il clima di tensione.

Interrogazione a Roma
Contro la manifestazione di nostalgici, autorizzata e preannunciata sui mezzi di informazione, era stata inoltrata giovedì un’interrogazione parlamentare urgente al Senato italiano da parte di tre senatori di “Liberi e uguali”, partito di sinistra membro della coalizione di governo. I senatori hanno chiesto al Ministero dell’interno se fosse a conoscenza della manifestazione, se intendesse prendere delle misure e “quali iniziative urgenti e incisive intendesse assumere per contrastare efficacemente la diffusione di idee violente e razziste da parte dei gruppi neofascisti e neonazisti”. I tre senatori sottolineano come l’Italia stia “conoscendo un riemergere di movimenti di ispirazione fascista inquietante e intollerabile per la Repubblica; l'apologia del fascismo, nell'ordinamento giuridico italiano, è un reato”, così come, dal 1952, l’esistenza di partiti o di organizzazioni che si ispirano al fascismo.

Benedizione per Benito Mussolini e Claretta Petacci
Nessun presidio antifascista e un numero maggiore di persone un paio d'ore più tardi a Giulino di Mezzegra, dove furono uccisi Mussolini e la Petacci. Per via della pandemia non è stata celebrata la messa, che dal 1984 era officiata dall'ex parroco don Luigi Barindelli, ora 92enne e in casa di riposo (“dico la messa per ricordare due persone, non due personaggi“, diceva), ma in memoria di Mussolini e Petacci l'attuale parroco don Luca Giansante ha impartito una benedizione sul sagrato della chiesa.
Il sacerdote ha stigmatizzato le continue contrapposizioni a più di 75 anni di distanza e ha augurato una riappacificazione del clima di tensione.
I manifestanti sono quindi scesi in ordine sparso (il corteo non era stato autorizzato), davanti al cancello di villa Belmonte, luogo in cui la storiografia ufficiale colloca la fucilazione, e dove una lapide ricorda la morte di Mussolini e Petacci. Qui hanno scandito per tre volte il «presente», accompagnato dal saluto fascista. Poi tutti a casa, mischiati al traffico dei gitanti della domenica sul lago.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata