Da giorni infuria il dibattito sulle possibili nuove misure che il Consiglio federale potrebbe improntare dopo il 13 gennaio. Un fronte su cui si sono espressi da un lato i sindacati e i medici, che preferirebbero a questo punto un lockdown totale sorretto da aiuti economici, e dall’altro il mondo economico, che vorrebbe scongiurare nuove misure nel timore delle ricadute sulle imprese. Ma in tutto questo, i partiti ticinesi da che parte stanno? Teleticino ha fatto una sceda riassuntiva, contattando diversi esponenti dei maggiori partiti cantonali o basandosi sulle dichiarazioni a mezzo stampa, scoprendo che l’unico punto in comune è quello sulla necessità di più aiuti pubblici.
Il Plr: “O chiudiamo tutto o riapriamo”
“L’incertezza non fa bene a nessuno”, hanno commentato qualche giorno fa i liberali radicali ticinesi in una nota stampa, “o diciamo certezza con misure drastiche (anche se il partito mette in dubbio l’efficacia di un lockdown, ndr) o permettiamo alla società di respirare senza soffocare interi settori dove in realtà le misure di protezione si possono rispettare pienamente”. Plr che inoltre spera in maggiori aiuti per i settori: “I risultati 2020 della BNS lasciano ben sperare”, scrivono infatti, “e potrebbero costituire l’occasione per richiedere una maggiore distribuzione degli utili”.
Il PS: “Scetticismo ma più misure”
Anche i socialisti sono scettici sull’utilità di un nuovo confinamento generalizzato: “L’impressione è che la gente sia meno preoccupata. In caso di lockdown continuerebbe a incontrarsi nel privato”, ha commentato la Co-presidente del PS Laura Riget, che però approva l’idea di prolungare le misure esistenti e di includere anche i negozi non essenziali tra le chiusure, specificando però che ”il Cantone dovrebbe muoversi con aiuti a fondo perso per gli affitti”.
Ppd: “Necessarie valutazioni scientifiche, non preferenze partitiche”
Per Maurizio Agustoni, Capogruppo del Partito popolare democratico in Gran Consiglio, “Le chiusure si devono basare su dati scientifici e sull’impatto oggettivo delle misure, non sulle preferenze dei partiti”. In ogni caso, il deputato afferma con forza che “Le attività a cui sono imposti dei sacrifici devono immediatamente essere indennizzate, come da noi chiesto con un recente atto parlamentare”.
La Lega: “No alle misure”, ma Borradori si discosta
In via Monte Boglia coesistono due visioni: da un lato dalle colonne del Mattino si è tuonato contro le misure, ree di “non aver conseguito risultati ma di aver portato sul lastrico interi settori, mentre sui vaccini e test rapidi si ronfa e le frontiere rimangono spalancate”. Di diverso avviso Marco Borradori, sindaco di Lugano, che afferma: “Chiudiamo tutto per un mese ma facciamolo adesso, non è giusto che a pagare siano solo alcune categorie”.
Per l’ardua sentenza, occorre aspettare il verdetto di Consiglio federale di mercoledì prossimo.
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