Ticino
Confinamento sì o no? La parola ai partiti
Marco Jäggli
3 anni fa
Facciamo il punto sulle posizioni dei diversi partiti ticinesi sul fronte del possibile lockdown, scoprendo che quasi tutti concordano almeno su un punto

Da giorni infuria il dibattito sulle possibili nuove misure che il Consiglio federale potrebbe improntare dopo il 13 gennaio. Un fronte su cui si sono espressi da un lato i sindacati e i medici, che preferirebbero a questo punto un lockdown totale sorretto da aiuti economici, e dall’altro il mondo economico, che vorrebbe scongiurare nuove misure nel timore delle ricadute sulle imprese. Ma in tutto questo, i partiti ticinesi da che parte stanno? Teleticino ha fatto una sceda riassuntiva, contattando diversi esponenti dei maggiori partiti cantonali o basandosi sulle dichiarazioni a mezzo stampa, scoprendo che l’unico punto in comune è quello sulla necessità di più aiuti pubblici.

Il Plr: “O chiudiamo tutto o riapriamo”

“L’incertezza non fa bene a nessuno”, hanno commentato qualche giorno fa i liberali radicali ticinesi in una nota stampa, “o diciamo certezza con misure drastiche (anche se il partito mette in dubbio l’efficacia di un lockdown, ndr) o permettiamo alla società di respirare senza soffocare interi settori dove in realtà le misure di protezione si possono rispettare pienamente”. Plr che inoltre spera in maggiori aiuti per i settori: “I risultati 2020 della BNS lasciano ben sperare”, scrivono infatti, “e potrebbero costituire l’occasione per richiedere una maggiore distribuzione degli utili”.

Il PS: “Scetticismo ma più misure”

Anche i socialisti sono scettici sull’utilità di un nuovo confinamento generalizzato: “L’impressione è che la gente sia meno preoccupata. In caso di lockdown continuerebbe a incontrarsi nel privato”, ha commentato la Co-presidente del PS Laura Riget, che però approva l’idea di prolungare le misure esistenti e di includere anche i negozi non essenziali tra le chiusure, specificando però che ”il Cantone dovrebbe muoversi con aiuti a fondo perso per gli affitti”.

Ppd: “Necessarie valutazioni scientifiche, non preferenze partitiche”

Per Maurizio Agustoni, Capogruppo del Partito popolare democratico in Gran Consiglio, “Le chiusure si devono basare su dati scientifici e sull’impatto oggettivo delle misure, non sulle preferenze dei partiti”. In ogni caso, il deputato afferma con forza che “Le attività a cui sono imposti dei sacrifici devono immediatamente essere indennizzate, come da noi chiesto con un recente atto parlamentare”.

La Lega: “No alle misure”, ma Borradori si discosta

In via Monte Boglia coesistono due visioni: da un lato dalle colonne del Mattino si è tuonato contro le misure, ree di “non aver conseguito risultati ma di aver portato sul lastrico interi settori, mentre sui vaccini e test rapidi si ronfa e le frontiere rimangono spalancate”. Di diverso avviso Marco Borradori, sindaco di Lugano, che afferma: “Chiudiamo tutto per un mese ma facciamolo adesso, non è giusto che a pagare siano solo alcune categorie”.

Per l’ardua sentenza, occorre aspettare il verdetto di Consiglio federale di mercoledì prossimo.

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