
Dopo l’extra omnes, la tradizionale formula latina che significa “fuori tutti”, i 133 cardinali elettori si sono chiusi nella Cappella Sistina per le operazioni di voto. Il primo scrutinio è terminato con una fumata nera: significa che nessun cardinale ha ottenuto la maggioranza dei due terzi necessaria per essere eletto papa. Per capire cosa aspettarci nei prossimi giorni, abbiamo parlato con Ferruccio Pinotti, giornalista del Corriere della Sera, che con i suoi libri si è occupato di questioni vaticane.
Si attendono le prime fumate. Fa strano pensare che gli occhi sono posati su un comignolo in un'era dell’iper-tecnologia come quella a cui siamo abituati…
“Si, è un rito antichissimo, pieno di significati simbolici. Il conclave si è rinchiuso con il “fuori tutti”, cominciano dunque i giochi sui voti. Ci sono le figure con maggiori chance, ma anche il confronto teologico sui temi caldi della Chiesa, come gli omosessuali, l'immigrazione, l'ordinazione sacerdotale delle donne, il loro ruolo nella Chiesa, la gestione dei conflitti. È dunque un conclave estremamente importante, guardato da tutto il mondo con grande attenzione visto che la Chiesa conta oltre 1 miliardo di fedeli”.
Cosa dobbiamo aspettarci da questo conclave?
“In questo conclave si combattono due tendenze. Da un lato ci sono i progressisti, che vogliono proseguire il lavoro di apertura fatto da Francesco (l'attenzione ai poveri, alle donne, la battaglia contro la pedofilia). Dall’altro ci sono i conservatori, i quali ritengono che Francesco si sia spinto troppo in là su alcune tematiche (come l'emigrazione, l'apertura agli omosessuali, i sacramenti) e quindi vorrebbero un ritorno più conservatore e occidentale. L'impulso di Francesco è stato invece marcatamente progressista e internazionale. Si cercherà dunque una figura di sintesi, capace di raccogliere entrambe le fazioni, che a loro volta si scompongono in sottofazioni e gruppi articolati. Trovare una figura che rappresenti tutte queste tendenze, senza annullare il lavoro di Francesco, sarà un impegno arduo”.
Lo possiamo definire un referendum sull'eredità di papa Francesco?
“Si, perché dalla scelta del Pontefice si vedrà se la linea della Chiesa sarà quella di continuare o no. Una figura come il segretario di stato Parolin potrebbe garantire una sintesi in quanto è stato un fedele esecutore della volontà operativa di Francesco. Ma è anche un grande diplomatico che ha coperto incarichi importantissimi, come la cucitura delle relazioni diplomatiche tra Messico e Santa Sede, in Venezuela e in Cina. Ed era una figura già cara a Giovanni Paolo II e a Papa Ratzinger. Altre figure, invece, si pongono sul fronte marcatamente conservatore, come il cardinale dell'Ungheria Erdő. Ci sono poi figure ancora più vicine a Bergoglio, come il cardinale Zuppi, ma anche il cardinale filippino Tagle. Non bisogna poi trascurare le candidature americane. I candidati, tra quelli considerati papabili, non esprimono posizioni conservatrici come si crede, ma piuttosto progressiste. Non ci sarebbe dunque da stupirsi se un cardinale nordamericano fosse tra i prescelti, così come un asiatico. Tutta questa geografia politica, fatta di gruppi cattolici o congregazioni di appartenenza e fazioni, in queste ore si rimescoleranno alla ricerca di una candidatura di sintesi”.
A suo avviso non c'è ancora un vero e proprio favorito?
“Stando ai bookmaker e quello che dice l'IA in questo momento il candidato numero uno è Parolin, però nei suoi confronti si sono già levate delle frecciate relative alla sua salute. Inoltre, potrebbero non giovargli alcune simpatie espresse da ambienti massonici. Zuppi è un’altra figura di qualità, così come ce ne sono altre. C'è un panorama sicuramente articolato che consente scelte molto diverse. Sono anche possibili sorprese dell'ultimo minuto”.
Per quanto riguarda le tempistiche, c'è qualche indicazione che possiamo mettere sul tavolo?
“I pronostici su questo si dividono. C'è chi pensa che un confronto sui grandi temi e sulla ricerca di una sintesi unitaria sia già avvenuta. La fumata bianca potrebbe quindi pervenire anche in tempi brevi. Secondo altri analisti la Chiesa vive un momento delicato ed è quindi importante un confronto tra fazioni conservatrici. Ci sono già dei gruppi di nomi che vengono spinti dalle le varie fazioni, bisogna vedere dopo i primi voti estratti su chi confluiscono. Spesso i conclavi partono con dei favoriti e alla fine sono i voti a emergere”.