Ticino
“Con il Covid previsioni sempre sbagliate”
Marco Jäggli
3 anni fa
Il dottor Paolo Merlani dell’EOC parla della difficoltà di fare previsioni sui prossimi mesi e della situazione in cure intense: “Più passa il tempo più diventa difficile trattare i pazienti non Covid”

Oggi in conferenza stampa da Bellinzona, Paolo Merlani, Direttore medico del Servizio di medicina intensiva dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) e Direttore sanitario dell’Ospedale Regionale di Lugano, ha riferito nel dettaglio della situazione in terapia intensiva negli ospedali ticinesi. A margine dell’infopoint Teleticino lo ha intervistato per avere maggiori dettagli, soprattutto riguardo all’attuale stagnazione dei contagi: “Questa seconda ondata è molto diversa dalla prima, molto meno ripida e molto più lenta, mentre però continua a salire e che persiste nel tempo. Questo ci mette in difficoltà perché anche i pazienti non covid vanno trattati, e se per un po’ possiamo rinviare le operazioni, magari per uno o due mesi, questo non è possibile se il tempo si allunga. Oltre a questo ci sono altri elementi di difficoltà come la stanchezza dei collaboratori, comprensibilissima nonostante la dedizione e la tenacia con cui si sono applicati in questi mesi”.

“Si ammala il 10% dei collaboratori”
“L’altro elemento problematico è il tasso di malattia dei collaboratori”, spiega Merlani, “si ammala circa il 10% e questo sarà tutto personale che ci viene sottratto. 10% che per di più sul numero complessivo è una cifra enorme. Questo rende tutto molto difficile. Nel mezzo di questa situazione speriamo che ognuno faccia il suo dovere e ognuno rispetti le regole, che se dovesse alzarsi una terza o quarta ondata saremmo in serissima difficoltà. Anche perché oltre circa 140 letti di cure intensive non riusciremo mai ad andare. Confidiamo nel vaccino e nella collaborazione dei ticinesi, che finora hanno collaborato in maniera eccellente”.

“Sul coronavirus ho sempre sbagliato le previsioni”
Quando ne usciremo? “Non lo so. Spero il prima possibile. Devo dire che non mi sono mai sbagliato tante volte nelle previsioni quanto con il coronavirus. La prima ondata pensavo non fosse così alta, ma più lunga. Pensavo che l’intervallo tra prima e seconda ondata fosse più lungo... mi sono sempre sbagliato. Quindi bisogna essere molto attenti a fare previsioni. Io so solo che così sarà difficile resistere molto a lungo, l’unico conforto mi viene dai colleghi che ogni giorno mi fanno vedere quanto sono forti. Spero veramente che assieme ce la faremo”.

L’insegnamento più importante
Qual è l’insegnamento più grande che avete ricevuto dall’esperienza passata? “Si tratta principalmente di elementi tecnici: la cosa più importante è la grande sorpresa di vedere che questi pazienti fanno tante trombosi, dei coaguli di sangue che richiedono quindi di rendere il sangue fluido con i medicamenti. Questo è uno dei più grandi contributi. Il secondo è quello del dexametasone e del prednisone, che sono estremamente utili. Infine, un insegnamento è stato smettere di utilizzare alcuni medicamenti che si usavano durante la prima ondata che si sono rivelati inefficaci e ci hanno reso la vita molto difficile perché interagivano con molti altri farmaci, rendendo estremamente difficile gestire la terapia”.

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