
Cattura manuale, trappole a feromoni, trattamenti fitosanitari e nematodi entomopatogeni. Sono le quattro misure principali previste in Ticino per contrastare la diffusione del coleottero giapponese. Nonostante tali sforzi, però, secondo i dati aggiornati a marzo 2025 “la presenza del coleottero ha ormai invaso tutto il Basso Ticino e si è estesa al Bellinzonese e al Locarnese”, scrive la deputata Aline Prada (Udc) in un’interpellanza inoltrata al Consiglio di Stato. Il rischio “è evidente: un aggravarsi esponenziale dei danni economici, produttivi e ambientali, con conseguenze pesanti per interi comparti produttivi e per il paesaggio del nostro cantone”. La questione “si configura quindi come una priorità di interesse pubblico e di urgenza”.
Le domande
Prada chiede dunque al Consiglio di Stato se ritiene sufficienti le misure attualmente adottate o se prevede di rafforzarle, e se sono in discussione nuovi strumenti di contrasto o strategie di contenimento coordinate a livello federale e internazionale. La ricerca agronomica “sta portando avanti dei progetti concreti per trovare delle soluzioni alla problematica? Se sì, quali sono tali progetti e che risultati sono stati ottenuti ad oggi? Se no, perché, vista la rilevanza del coleottero?"
"Vi sono degli indennizzi per le perdite subite?"
Si chiede poi all’Esecutivo se vi è una coordinazione tra Cantone e Comuni per la lotta allo scarabeo, se esiste di fatto un obbligo di lotta per aziende e privati e se le imprese agricole possibilmente toccate sono sostenute dal Cantone o dalla Confederazione per far fronte a questo problema. “Vengono indennizzate per le perdite subite? A quanto ammontano finora tali perdite ed eventuali indennizzi in Ticino?” Infine, si domanda quanto viene stanziato dalla Confederazione e dal Cantone per monitorare, catturare, prevenire e gestire la lotta contro la “Popillia japonica”.