
A metà luglio, a pochi chilometri dal confine ticinese, era scoppiata una polemica decisamente infuocata: a causa della chiusura del crematorio di Como (risalente ormai a due anni fa) sempre più cittadini lariani avevano infatti scelto di rivolgersi alla struttura di Chiasso (vedi articolo suggerito).
In molti sostenevano che il Comune stesse rendendo sempre più complicato il passaggio delle salme attraverso il confine allungando i tempi di rilascio del cosiddetto passaporto mortuario. La vicenda si è recentemente arricchita di un nuovo capitolo: il consigliere comunale di Svolta Civica Vittorio Nessi ha depositato un'interrogazione con cui chiede al sindaco del capoluogo lariano come mai venga comunque preteso il rilascio di tale passaporto, un documento che, a suo dire, "in Svizzera non è nemmeno necessario in quanto il Governo svizzero e quello italiano hanno trovato un accordo di traslazione di salme che non ne menziona la necessità".
Per Nessi, spiega La Provincia di Como, la soluzione territorialmente più vicina è proprio quella di Chiasso, soprattutto alla luce dello scandalo che due giorni fa ha travolto il forno crematorio di Biella, struttura utilizzata dai comaschi vista la chiusura del forno lariano. Gli inquirenti sospettano gravi irregolarità nella gestione delle cremazioni e si ipotizza addirittura che le ceneri siano state confuse, mischiate o addirittura gettate tra i rifiuti. Due responsabili della struttura, posta sotto sequestro, sono stati arrestati.
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