Economia
"Clienti di Credit Suisse sono passati a BancaStato"
Redazione
un anno fa
Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della Direzione generale di BancaStato, commenta il difficile momento che sta attraversando il secondo istituto di credito della Svizzera e i buoni risultati dell'istituto che dirige.

Ci sono banche che tremano, come Credit Suisse. E ci sono istituti, come BancaStato, che invece registrano risultati eccellenti. Nel 2022 l'istituto di credito ticinese ha infatti registrato un utile di 64,4, milioni, in aumento del 16,7%. Un risultato più che benvenuto in un contesto internazionale difficile. Con Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della Direzione generale, abbiamo fatto il punto della situazione, analizzando anche il momento difficile che sta attraversando la seconda banca elvetica. 

Caso Credit Suisse: la situazione non è proprio rosea. Cosa ne pensa?

“È una situazione molto complessa. Bisogna conoscere in maniera approfondita la strategia del gruppo e capire come mai è arrivato fino a questo punto. È la seconda banca in Svizzera e ha un ruolo determinante per tutta l'economia e la finanza del paese. Penso che l'intervento della BNS a sostegno dell’istituto sia ottimo, anche per proteggere l’impatto finanziario ed economico della piazza. Come direttore e come impiegato di banca penso che in questo momento bisogna anche avere una certa solidarietà nei confronti di tutti gli impiegati, soprattutto quelli della piazza finanziaria, che non stanno vivendo un buon momento".

Ci sono stati deflussi da parte di Credit Suisse anche verso BancaStato?

"Sentendo le notizie su quello che è capito nelle ultime settimane, la gente ha preso paura e ha cercato di andare verso altri istituti bancari. BancaStato è anche una di queste. Non è nostro compito speculare sulle difficoltà altrui e non è stata fatta nessuna campagna particolare per acquisire nuovi fondi dal Credito Svizzero. Anzi, in molti casi, ho cercato anche di calmare e spiegare alle persone intenzionate a trasferire i propri soldi che il Credito Svizzero, soprattutto per quanto riguarda la Svizzera, è sano ed è solo un momento di difficoltà".

Si arriverà davvero ad aver bisogno di questi 50 miliardi o quello della BNS è più un gesto simbolico per risollevare il morale in questa situazione?

"È molto difficile rispondere. Il Consiglio federale ha incontrato i vertici per capire quali sono le esigenze dell'istituto bancario. Se si è arrivati alla proposta della BNS è in primis per calmare e dare sicurezza ai clienti che hanno depositi presso Credit Suisse".

La situazione è invece completamente diversa per BancaStato, che chiude l’anno con un utile in crescita del 17%. Un record. Se lo aspettava?

"All'inizio dello scorso anno avevamo allestito un budget assai prudente perché c’erano diversi fattori che potevano intervenire. Il post pandemia ci preoccupava molto, soprattutto le difficoltà delle società e dei privati nell'affrontare i vari impegni finanziari assunti. Questo non è capitato e ce ne  rallegriamo. Se guardiamo la fine dell’anno scorso, la banca aveva pochissimi impagati. Vuol dire che la gente aveva risorse per poter onorare i proprio debiti e i propri interessi”.

In questo contesto non semplice, qual è la vostra strategia per il futuro?

"È quella di servire il Cantone e la clientela, nonché di continuare a crescere, con una sensibilità importante verso i rischi. La banca oggi dipende ancora dal margine d'interesse in maniera preponderata. È attorno al 72-73%. L'idea è quella di riuscire a posizionarsi attorno al 60-40% (un 60% di guadagno sul margine d'interesse, mentre il 40% a livello commissionale). BancaStato è sempre stata conosciuta come una cassa di risparmio. Da anni stiamo entrando nel mondo del private banking e vorremo diventare la banca di riferimento dei residenti ticinesi anche in questo campo in modo da raggiungere questa proporzione del 60-40% degli introiti per la banca".