
A Chiasso prosegue la serie di furti nei bar: dopo il Bar Rossoblu e il Murrayfield Pub, nella scorsa settimana sono stati presi di mira il Mascotte, per ben due volte, e il Grotto del Linett.
Una situazione che comincia a preoccupare gli esercenti della cittadina di Confine.
"Un po' di timore c'è - ci spiega al telefono Pietro Stoppa, gerente del Bar Binario 07 - non dico che non ci dormo la notte, altrimenti avrei già cambiato mestiere, però non c'è nessuna garanzia di non essere derubati. Sicuramente ci sentiamo presi di mira, perché in poco tempo ci sono stati diversi casi. Dicono che i furti sono diminuiti, a me non sembra proprio...".
Stoppa non ha paura per la sua incolumità. "In genere i ladri mettono a segno i loro colpi di notte, quando negli esercizi pubblici non c'è nessuno" spiega. Per il gerente del bar Binario 07 semmai il problema risiede nei danni causati dagli scassinatori, spesso ingenti. "Come zona di confine, siamo più esposti - ci dice ancora in chiusura - si vede girare gente strana. La mia opinione personale è che non c'entrino gli ospiti del centro rifugiati, perché da quanto si vede dalle telecamere di un esercizio pubblico dove sono entrati pare si tratti di due giovani non di colore."
Di parere opposto Giuseppe Facciolo, gerente dell'Emporio Arcadia. Lui è davvero arrabbiato: "Sono sempre i soliti che agiscono, o quanto meno amici degli amici. Sanno che qui ci sono bar in cui si può rubare. È gente che arriva da fuori, dall'Italia, persone che non lavorano e vivacchiano in questo modo. Gli zingari, in fondo, vengono dalla Penisola. Anche il centro asilanti è un problema, io mi trovo tra il Corso e la Stazione, e avendo due entrate devo sempre stare attento a loro che si aggirano. L'altro giorno, per esempio, uno, con la scusa di prendere una birra, voleva andare dietro la cassa. Ritengo ci voglia una buona opera sociale: li vedo sdraiati al sole con gli abiti alla moda e i cellulari mentre io lavoro più di otto ore al giorno, non ci sono lavoretti che possono fare? Spazzare le foglie, per esempio, in modo da restituire l'opera sociale che noi facciamo verso di loro?"
A livello di provvedimenti, secondo Facciolo, la sorveglianza è determinante. "A Chiasso c'è la Securitas che vigila. Con delle telecamere a 360° si dovrebbe riuscire a scoprire chi sono. Non mi viene in mente altro per prevenire. Io sono stato preso di mira un paio d'anni fa quando, complice una festa alla stazione, qualcuno entrò nel mio locale spaccando un vetro antisfondamento".
Nelle parole di Monica Canopoli, gerente del Bar Cerutti, si avverte la paura. "Sono qui da 14 anni, e non sono mai stata così preoccupata. Non so il motivo di tutti questi furti, secondo me però c'è tanta gente disperata che non ha un lavoro e che trova che rubare sia la via più semplice, piuttosto che impegnarsi a fare qualcosa."
Per timore di essere derubati, al Cerutti non lasciano più nulla a fondo cassa durante la notte. "Ma possono entrare verso l'orario di chiusura", prosegue Monica Canopoli. "Facciamo in modo che non ci sia mai una persona da sola, a maggior ragione ora. Gli unici provvedimenti da adottare, per me, sono controlli e picchetti continui, con poliziotti e ausiliari, in modo che i ladri vedano che la zona è sorvegliata e dunque ci pensino due volte prima di tentare qualche furto. Quando è stato chiesto a noi esercenti e ai commercianti di che cosa avessimo bisogno, tutti abbiamo chiesto più controlli, e in effetti sono aumentati, sia durante il giorno che di notte, però i furti crescono comunque. La nostra fortuna, se così si può definire, è trovarsi sotto una banca che è ben sorvegliata."
Su chi siano i colpevoli, è abbastanza sicura. "Le rapine più grosse o articolate sono opera di gente che viene dall'Italia. Gli extracomunitari, invece, rubano appena vedono qualche soldo lasciato dai clienti sui tavoli. Quando vediamo in giro degli zingari, avvisiamo sempre chi viene al nostro bar. Il loro metodo è costante: uno cerca di parlare per distrarre i dipendenti, un altro fa il giro del negozio per vedere cosa potrebbe prendere."
Per Maria José Soler, gerente del Ristorante Indipendenza, non è una questione unicamente di passaporto. "Magari si dà la colpa a chi viene dall'Italia e poi, come è già successo, si scopre che i ladri erano di Vacallo. Penso che possa essere chiunque, dal vicino di casa alla persona di Como. Il vero problema è la povertà dilagante, che spinge a cercare di rubare anche solo 1000 franchi per vivere. Se in una società c'è benessere, non ci sono così tanti furti".
La paura, in ogni caso, c'è. "È logico che non siamo tranquilli, però questo riguarda tutte le zone di frontiera, non solamente i bar. Io vivo a Novazzano e mi hanno svaligiato la casa. Quando poi non trovano nulla da portar via, per la rabbia spaccano tutto. So di colleghi, ed anch'io qui al bar faccio così, che lasciano qualcosa in cassa pur di evitare danni materiali. Certamente, c'è il sistema d'allarme, e mi auguro che sentendolo suonare un eventuale ladro scapperebbe, ma nel frattempo fa in tempo a prendere qualcosa."
Per avere maggior sicurezza, al Ristorante Indipendenza hanno adeguato anche i turni. "Da noi lavora gente giovane, il mio timore è che possa entrare qualcuno e fare del male. Ai miei dipendenti dico sempre di lasciar rubare e di non opporre resistenza, piuttosto che essere feriti. E la sera faccio lavorare un uomo e mai una donna, visto che a quell'ora c'è sempre una sola persona dietro al bancone."
PB
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