
La Procura di Verbania ha chiuso l'inchiesta sulla frana di Cannobio, che il 18 marzo del 2017 costò la vita a un 68enne motociclista ticinese che transitava sulla Statale 34. Sei in totale le persone indagate. La pm Sveva De Liguoro ha inviato gli avvisi al sindaco di Cannobio Giandomenico Albertella, a tre ingegneri dell’Anas e ai due cittadini proprietari del terreno dal quale si staccarono i massi. Le accuse sono di omicidio colposo, lesioni colpose (nei confronti dei due giovani che viaggiavano sull’auto colpita da alcuni massi e che riportarono diverse ferite) e frana.
Secondo l’accusa, riferisce il portale AzzurraTv, i privati non effettuarono la manutenzione sul versante, mentre il sindaco e i funzionari dell'Anas non ordinarono ai singoli proprietari di provvedere alla pulizia, né intrapresero loro stessi opere di manutenzione. Inoltre, in qualità di presidente dell’unione dei Comuni, il sindaco Albertella non avrebbe trasmesso alcune integrazioni progettuali per gli studi di fattibilità della messa in sicurezza del versante.
Preso atto della fine del procedimento, il legale del sindaco ha dichiarato al portale che "faremo di tutto perché venga provata l'innocenza del nostro assistito". Dal canto suo Albertella si è detto disponibile a farsi interrogare dal pm. "Ho fiducia nell’operato della magistratura. Mi sono sempre dedicato anima e corpo al problema della sicurezza sulla Statale 34, dal giorno che sono diventato sindaco e lo continuerò a fare finché non raggiungeremo il grado di sicurezza. Fino ad ora ho fatto tutto ciò che potevo”.
Per contro l'avvocato dei proprietari del terreno ha puntato il dito contro le autorità: “Quello che è successo è certamente una disgrazia, ma chi si deve occupare della sicurezza stradale non è certo una famiglia privata. La competenza è delle pubbliche amministrazioni e dell’Anas, non di privati".
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata