
Ventisei mesi di carcere senza sospensione - cui vanno però dedotti i dieci mesi già espiati - per il 60enne ex direttore dell'IPUS Vincenzo Amore, l'istituto privato di alta formazione fallito nel settembre 2017, e 20 mesi sospesi per un periodo di tre anni per la compagna 48enne, il cui ruolo decisionale è stato ritenuto minore. La sentenza, pronunciata dal giudice Marco Villa, è arrivata questo pomeriggio dopo i due giorni di processo svoltisi la scorsa settimana di fronte alla Corte delle assise criminali di Mendrisio. I due imputati dovevano rispondere di una lunga serie di reati, principalmente per ripetuta truffa aggravata e ripetuta amministrazione infedele qualificata (cattiva gestione e omissione di contabilità).
Secondo la procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti la coppia ha raggirato centinaia di ragazzi, ai quali aveva promesso una laurea che in realtà non potevano garantire, sia attraverso l'IPUS di Chiasso, sia attraverso la sua emanazione grigionese Unipolisi, con sede a Disentis.
I due imputati in aula hanno invece contestato ogni addebito, affermando di non aver voluto ingannare gli studenti: "Abbiamo detto sin dall’inizio che Ipus non rilasciava nessun titolo, ma che avevamo partner europei" ha dichiarato l'ex direttore. In aula c'era pure stato spazio per un insolito fuori programma: interrogato dal giudice, l'uomo aveva affermato che la sua relazione con la 48enne proseguiva regolarmente. Ma quest'ultima, pochi minuti dopo, aveva affermato l'esatto contrario.
La procuratrice pubblica, ricordiamo, aveva chiesto una pena di 3 anni e 10 mesi di carcere per lui e 3 anni per la sua ex compagna, più l'espulsione di entrambi per dieci anni dalla Svizzera. Gli avvocati difensori si erano invece battuti per il proscioglimento dei loro assistiti dai reati più gravi, chiedendo un'indennizzo per la carcerazione di 100 franchi al giorno, per un totale di oltre 30'000 franchi.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata