
Al comune di Lugano non è giunta alcuna comunicazione relativa alla decisione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di non concedere la cittadinanza svizzera all'imam di Lugano Samir Radouan Jelassi. Una decisione che risulta essere "recente e successiva" alla procedura per la concessione dell'attinenza comunale luganese. Lo specifica il Municipio di Lugano, rispondendo all'interrogazione inoltrata dai consiglieri comunali leghisti Rodolfo Pulino, Boris Bignasca e Gian Maria Bianchetti lo scorso novembre.
La vicenda
Jelassi, ricordiamo, aveva ottenuto l'attinenza comunale nel 2016 dalla città di Lugano. La domanda era stata presentata da Jelassi "nella forma della procedura ordinaria" ed è stata approvata "dal Municipio, dalla Commissione delle Petizioni e dal Consiglio comunale". Successivamente - cresciuta in giudicato la decisione del Legislativo - è stata trasmessa "al competente servizio cantonale per il relativo seguito" precisa l'Esecutivo.
Poi lo scorso novembre la SEM aveva deciso di non concedere all'imam il passaporto rossocrociato poiché sarebbe coinvolto in attività di terrorismo islamico. Accuse che erano state respinte dallo stesso Jelassi in una conferenza stampa organizzata a Lugano, durante la quale aveva negato di aver mai avuto legami con il terrorismo islamico.
La vicenda aveva comunque sollevato un vespaio di polemiche e una serie di interrogazioni, tra cui quella di Pulino, in cui si chiedevano chiarimenti circa la domanda di naturalizzazione dell'imam e sui finanziamenti ricevuti dalla moschea.
Le risposte del Municipio di Lugano
Nella sua risposta l'Esecutivo precisa che attualmente l'imam di Viganello è in possesso di un "permesso valido e regolarmente rilasciato dal competente ufficio cantonale". Per quanto riguarda la procedura di naturalizzazione oggetto dell'interrogazione, l'Esecutivo sottolinea che, per quanto di competenza comunale, la procedura è terminata "con l'invio della documentazione al competente servizio cantonale, dopo la decisione di approvazione del Legislativo comunale".
Riguardo a correnti radicali o fondamentaliste dell'Islam sul territorio di Lugano, il Municipio sottolinea che il proselitismo religioso, "purché non sfoci in azioni di propaganda ed incitazione alla violenza" è un diritto costituzionale: "In Svizzera, di principio, essere un musulmano "radicale", non significa necessariamente essere considerati persone pericolose o la cui azione è contro la legge. Illecita è infatti l'estremizzazione del radicalismo, intesa come espressione violenta e quindi come divulgazione di atti violenti nel nome della jihad islamica. Purtroppo la linea che divide le differenze risulta molto sottile. È anche per questo che sono stati costituiti gruppo di lavoro a livello federale e cantoanle, che si occupano di monitorare il problema dell'estremismo, rispettivamente, del radicalismo violento".
Sui presunti finanziamenti illeciti, l'Esecutivo precisa che, in assenza di concrete irregolarità o elementi costitutivi di reato, "non è possibile verificare sistematicamente eventuali finanziamenti a favore delle varie organizzazioni". Attualmente "non sembrano esistere basi legali sufficienti per obbligare le organizzazioni a rilevare la natura dei finanziamenti da loro ricevuti". Basti pensare che alcune comunità religiose "sono perlopiù organizzate in forma di associazioni di diritto privato".
Secondo l'Esecutivo per rafforzare la sorveglianza sarebbe necessaria "una revisione del diritto di tali forme giuridiche". In questo senso anche il gruppo di coordinamento interdipartimentale della Confederazione per la lotta contro il riciclaggio di denaro ed il finanziamento al terrorismo, raccomanda "di estendere l'obbligo di iscrizione nel registro di commercio alle associazioni con un rischio elevato in relazione al finanziamento del terrorismo e di obbligare le associazioni iscritte nel registro di commercio a tenere un elenco dei membri".
La nuova figura del Brückenbauer
Nel frattempo anche il Cantone ha organizzato una "cellula speciale che collabora al riconoscimento precoce delle situazioni di radicalizzazione, rispettivamente di estremismo violento". In questo ambito la cità di Lugano ha introdotto a titolo sperimentale la figura del "Brückenbauer", il quale attraverso le sue conoscenze "della rete" contribuisce tra le altre cose, al rilevamento precoce e tempestivo di situazioni problematiche, di disagio e/o di accresciuta tensione, come nel caso di radicalizzazione a sfondo politico o religioso, condividendo rispettivamente fornendo informazioni importanti ai Servizi della Polizia Cantonale.
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