
Favoreggiamento. È questo il reato di cui dovranno rispondere i due agenti della Polizia cantonale nel processo che si apre questa mattina in Pretura penale. I due, ricordiamo, sono coinvolti nel "Caso Gobbi", ovvero l'incidente stradale che il 14 novembre 2023 ha visto protagonista il consigliere di Stato, nonché direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi. Quella notte, in autostrada all’altezza di Stalvedro, l’auto di Norman Gobbi è stata urtata da un altro veicolo.
I due test
L'incidente è avvenuto verso le 23:30 e una mezz'oretta dopo Gobbi è stato sottoposto a un primo alcoltest, che risulta leggermente superiore al limite, ma sull'apparecchio compare la scritta "calibrazione scaduta". Così i due poliziotti decidono di chiamare il direttore superiore, che decide di fare un secondo esame che risulta sotto il limite. Stando alla procura, però, visto che sono passare diverse ore, andava eseguito un esame del sangue.
Le accuse
A giugno dello scorso anno, come comunicava il Ministero pubblico, il procuratore generale Andrea Pagani aveva deciso di procedere con un decreto di abbandono nei confronti dell'ufficiale della Polizia cantonale che era di picchetto la sera dei fatti. Mentre per gli altri due agenti di servizio quella notte - il sottoufficiale superiore di Gendarmeria di picchetto e il capogruppo in servizio quella notte - è arrivato un atto d'accusa per l'ipotesi di reato di favoreggiamento. Per il capogruppo l'ipotesi di reato prospettata è in via principale nella forma della correità, subordinatamente in quella della complicità. I due agenti ritengono invece di aver agito correttamente.
Dalla sospensione al mini-arrocco
La vicenda portò all'autosospensione di Gobbi dalla conduzione politica della Polizia, che passò temporaneamente a Zali. Uno scambio di responsabilità che torna anche nel mini-arrocco di quest'estate, con Zali che ha nuovamente assunto Polizia cantonale (insieme alla Magistratura), mentre Gobbi ha preso la conduzione politica della Divisione delle costruzioni.
Come è nato il caso
A portare alla luce quanto successo è stato nella primavera del 2024 il deputato e presidente del Centro Fiorenzo Dadò con un'interpellanza che chiedeva al Governo di fare chiarezza su un "sospetto atteggiamento di favore da parte della polizia verso un politico".