Ticino
Caso Garzoni in Cassazione: pene confermate
Redazione
15 anni fa
Appalto in via delle Aie: confermata la condanna nei confronti dell’impresario e del consulente della Cassa pensioni di Lugano

La Corte di cassazione e revisione penale ha confermato la sentenza di condanna, e le relative pene, nei confronti dell’impresario Carlo Garzoni e del consulente della Cassa pensioni di Lugano. Sentenza emessa alle Correzionali il 19 settembre 2008 dal giudice Claudio Zali. I due furono condannati a pene pecuniarie sospese con la condizionale per falsità in documenti in relazione all’appalto pubblico da sei milioni per la costruzione di una palazzina in via delle Aie commissionata dalla Cassa pensioni. Sono stati dunque respinti sia il ricorso del procuratore pubblico Giovan Maria Tattarletti, che riteneva troppo mite la pena di 90 aliquote per i due imputati; nella sua requisitoria ne aveva infatti chieste 300 per Garzoni e 360 per il consulente della Cassa pensioni; sia il ricorso del legale di Garzoni, Mario Postizzi, che chiedeva invece il proscioglimento dell’impresario. Ma nella sentenza della Cassazione c’è un altro elemento importante: il nuovo rinvio a giudizio per il dipendente dell’impresa Garzoni che in aula fu prosciolto da Zali. In questo caso, la Corte ha accolto il ricorso del procuratore pubblico, dichiarando l’architetto colpevole di falsità in documenti e rinviando il giudizio a una nuova corte e a un nuovo processo. Garzoni fece alterare l'offerta dal suo dipendente, adattando le cifre su indicazione del consulente della Cassa pensioni. Secondo la Cassazione, accettando di modificare l’offerta, l’architetto, che aveva alle spalle molti anni di esperienza nel settore, deve aver perlomeno considerato che stava alterando un importante documento. Insomma, la tesi di Tattarletti: erano persone del settore e dovevano sapere che dopo essere stata consegnata un'offerta in una procedura di appalto non può più essere modificata. La Cassazione ha ritenuto che la pena inflitta a Garzoni – seppur lungi dall’essere severa ma denotante, al contrario, una certa benevolenza – non possa essere ritenuta eccessivamente mite. I criteri adottati per la valutazione della colpa sono corretti. Anche se il giudice Zali, scrive la Cassazione, ha in qualche modo dimenticato che i reati si sono realizzati nell’ambito di una procedura d’appalto. E quindi, la lesione del bene giuridico protetto è particolarmente grave. La Cassazione riconosce come attenuante a Garzoni il fatto che la sua decisione sia stata sollecitata dal consulente della Cassa pensioni, e come tale frutto dell’errore di un attimo e non di una lunga riflessione. [email protected]

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