Chiesa
Caso Don Leo, i fatti erano già noti nel 2021
©Gabriele Putzu
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Redazione
7 mesi fa
Gli atti sessuali commessi da Don Rolando Leo erano già noti alla diocesi di Lugano, in particolare al vescovo Valerio Lazzeri, che aveva ricevuto segnalazioni riguardo ai comportamenti inopportuni del presbitero già nel 2021. Tuttavia, Lazzeri non prese azioni adeguate per affrontare la situazione, limitandosi a una telefonata al giovane che aveva denunciato i fatti e promettendo un intervento che non si concretizzò mai.

Atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere e pornografia. Sono queste le ipotesi di reato nei confronti di Don Rolando Leo, incardinato nella Diocesi di Lugano e cappellano del Collegio Papio di Ascona, in carcere dal 7 agosto a seguito della confessione da parte di un giovane riguardo ai comportamenti inopportuni intrattenuti dal presbitero in diverse occasioni nel corso di cinque anni. Una vicenda che - stando a quanto anticipato dalla Regione - era già nota nel 2021, quando il giovane in questione aveva segnalato comportamenti libidinosi al vescovo Valerio Lazzeri. Don Leo era inoltre responsabile dell’Ufficio istruzione religiosa scolastica, ma anche docente e assistente spirituale della Pastorale giovanile diocesana. Lazzeri - come confermato al foglio bellinzonese da fonti affidabili - era quindi già a conoscenza che Don Leo avesse avvicinato fisicamente sia il ragazzo (ventenne) sia un minorenne. Fatti quindi già noti ancor prima che il 20enne ne parlasse con l'amministratore apostolico Alain de Raemy nel mese di febbraio 2024, a cui è seguita una denuncia alla Procura nel mese di aprile. Lazzeri, lo ricordiamo, ha presentato le dimissioni nell'ottobre del 2022.

Un problema mai realmente affrontato

Sempre stando a fonti della Regione, Lazzeri aveva espresso al giovane le sue intenzioni di voler affrontare il problema parlandone direttamente con il cappellano. Tuttavia, le sue azioni si limitarono a una semplice telefonata al giovane durante la quale gli comunicava di essersi confrontato con Don Leo e che questo, dopo aver ammesso i fatti, si era scusato. Inoltre, al ventenne era stato promesso un intervento più incisivo, come l'obbligo di un percorso psicologico. Don Leo considerava infatti i toccamenti niente più che dei massaggi rilassanti, ma che spesso si estendevano fino alle parti intime. Tuttavia, dopo le segnalazioni a Lazzeri il ragazzo non ha più avuto notizie relative alla vicenda. In tutto questo tempo, nonostante la denuncia al vescovo, Don Leo ha continuato a partecipare a diverse attività giovanili. Motivo per cui il 20enne ha deciso di non prendere più parte a incontri o viaggi che coinvolgessero il cappellano. Insomma, la confessione a Lazzeri non è mai arrivata a chi di dovere, come ad esempio alla Commissione ticinese di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale, e Don Leo non è mai stato sollevato dai suoi incarichi. Neanche quando a febbraio de Raemy avviò l'iter che portò al suo arresto a inizio agosto.