
Poco più di 2 ore per sbrogliare una delle matasse più ingarbugliate degli ultimi anni. Almeno per il Ministero Pubblico ticinese, ancora nel pieno della bufera dopo le dimissioni del Procuratore Pubblico Nicola Corti. Tanto che oggi dalle 9 alle 11 a Palazzo di Giustizia a Lugano si è svolto nella massima riservatezza un vertice chiarificatore fra il Consiglio della Magistratura e il PP dimissionario.
Un incontro nel quale – alla presenza del giudice Werner Walser e del Procuratore Pubblico Nicola Respini – Nicola Corti ha avuto modo di spiegare (per la prima volta ufficialmente) il suo punto di vista, ripercorrendo l’intera vicenda che ha portato alle sue dimissioni. A partire dalla segnalazione qualche mese fa per eccessiva lentezza procedurale che aveva incrinato i suoi rapporti con il Procuratore generale John Noseda. Un episodio mai pienamente digerito da Corti che ad aprile si è spinto a chiedere un incontro con il consigliere di Stato Norman Gobbi, per parlare – stando alle indiscrezioni - di una buonuscita, o della possibilità di un altro impiego al Dipartimento istituzioni. Ipotesi – va detto – sempre sconfessate dal diretto interessato.
Ma fra le aule di palazzo oggi si è parlato anche delle procedure legate alla sua lettera di dimissioni nella quale, lo ricordiamo, il PP aveva lanciato pesanti accuse sul Ministero Pubblico, alludendo esplicitamente ad un sistema protezionistico caratterizzato da continue pressioni e malumori generalizzati. Accuse, considerate infondate e offensive, sulle quali la Magistratura si era affrettata a esprimere un profondo sconcerto, deplorando di esserne stata messa al corrente solo tramite gli organi di stampa. Niente di più, niente di meno. Queste le uniche informazioni – filtrate col contagocce - trapelate sul caso, che i vertici della giustizia ticinese continuano a tenere avvolto nel massimo riserbo.
Questo mentre anche il mondo politico continua a temporeggiare: l’ufficio presidenziale del Gran Consiglio deciderà infatti le prossime mosse soltanto lunedi. Insomma nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna voglia di mediatizzazione. Nemmeno su un caso tanto importante, anzi, forse proprio perché è così importante.
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