Ticino
“Cara Swisscom, questa pubblicità è sessista”
Filippo Suessli
4 anni fa
Una lettera aperta all’azienda di telecomunicazioni si oppone all’ultima campagna pubblicitaria che ritrae una donna disinteressata alla tecnologia

“La tecnica, proprio non m’interessa”. Questa frase, apparsa sui cartelloni di una pubblicità Swisscom e attribuita a una giovane donna, sta facendo discutere. La protagonista della campagna tiene in mano un cellulare e Swisscom le risponde: “Ci siamo anche per te. 24/7. Da più di 160 anni”. Un messaggio giudicato sessista dal Gruppo Gender Covid 19 che ha scritto una lettera aperta al presidente del Consiglio di amministrazione di Swisscom Michael Rechsteiner, al Ceo Urs Schaeppi e alla portavoce per la Svizzera italiana Ivana Sambo.

“Il microprocessore l’ha inventato una donna”
“Cara Swisscom, ti scriviamo perché abbiamo visto il cartellone pubblicitario, dove ritrai una giovanissima donna (una per tutte) che tiene in mano un cellulare, come fosse un oggetto misterioso, e asserisci che a noi la tecnica non interessa. Il cellulare che ha in mano, è stato pensato e realizzato a misura della mano di un uomo, una mano maschile e mai femminile”, si legge. “Vorrei ricordarti, però, che quel cellulare pensato per un uomo funziona grazie al microprocessore al suo interno, inventato da Sophie Wilson. Una donna”.

“Messaggio insulso e superficiale”
La lettera, firmata dal gruppo che si occupa di parità di genere, denuncia il “messaggio pubblicitario insulso e superficiale” in grado di spazzare via “decenni di rivendicazioni, lotte e riconoscimenti. Perché le donne non si occupano di idee che fanno spettacolo, ma lavorano a progetti concreti e preziosi per l’assieme delle professioni tecniche, come Ada Byron, che ha impostato il sistema di programmazione (il primo computer), senza il quale tu oggi probabilmente non saresti la Swisscom che conosciamo”.

Interrompete la campagna
“Cara Swisscom, non abbiamo bisogno del tuo aiuto ma noi tutte; bambine, ragazze, giovani donne, o giovani donne anziane, meritiamo il tuo rispetto e allora togli di torno quei cartelloni, cosi da poter continuare a pensarti come la ‘nostra’ Swisscom”, conclude la lettera aperta.

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