Lavoro
Camerieri, baristi e cuochi: nel 2023 i ristoratori non dovranno passare dagli Urc
© CdT/Gabriele Putzu/Ticinonews
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Daniele Coroneo
2 anni fa
Il calo della disoccupazione rende più breve la lista delle professioni sottoposte all'obbligo di annuncio. Fra queste alcune anche nel settore della ristorazione. Massimo Suter: "Era una trafila burocratica che ci stava stretta". Stefano Rizzi: "Continuate a rivolgervi agli Urc".

La lista di professioni che nel 2023 saranno sottoposte all'obbligo di annuncio dei posti vacanti agli uffici di collocamento (e quindi di una prima ricerca dei nuovi collaboratori fra le persone lì iscritte) è molto più breve rispetto a quella di quest'anno. A essere risultato decisivo è il calo della disoccupazione. Il sistema - lo ricordiamo - è la via scelta da Berna per l’applicazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa e si applica alle professioni nelle quali il tasso di disoccupazione supera il 5%. Se nel 2022 a livello svizzero gli occupati nelle professioni soggette all’obbligo di annuncio erano il 20% del totale, l’anno prossimo saranno l’8%. Da questo elenco, il prossimo 1° gennaio, usciranno professioni come piastrellista, gruista, ma anche sommelier e minatore. Nella ristorazione non saranno più soggetti all’obbligo di annuncio categorie come camerieri, baristi e cuochi. "La decisione di togliere queste tre professioni dimostra quanto ribadiamo da mesi: non riusciamo a trovare personale adeguatamente formato", dichiara a Ticinonews il presidente di GastroTicino, Massimo Suter.

Questione di formazione

La fine dell’obbligo di annuncio permette però alla ristorazione, secondo Suter, di muoversi più facilmente nel mercato del lavoro. "Il passaggio obbligatorio dagli Urc era una trafila burocratica che ci è sempre stata un po' stretta", commenta il ristoratore. "In caso di mancanza di un collaboratore, dovevamo poterlo sostituire anche nello spazio di un giorno. Passando dagli Uffici regionali di collocamento, l'attesa si allungava anche a 5, 10 o addirittura 14 giorni, in quanto il più delle volte il personale proposto non era del mestiere".

Rendere nuovamente attrattivo il settore

Il problema della mancanza di personale formato, comunque, resta. "È chiaro che il nostro settore, al momento, non è fra i più attrattivi per chi voglia iniziare una formazione", concede Suter. "È nostro compito ridargli slancio".

Rizzi: "Gli Urc forniscono un servizio sempre apprezzato"

La fine dell’obbligo di annuncio non cancella tuttavia la possibilità di ricorrere agli uffici di collocamento. Su questo punto insiste Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia. "Il mio invito alle aziende dei settori non più sottoposti a questo obbligo è comunque di fare capo agli Urc e alle persone in cerca di impiego. Il servizio, come abbiamo visto in questi anni, è apprezzato e sono convinto lo sarà pure in futuro". Nuovi disoccupati potrebbero però ora giungere proprio dagli Urc: come anticipato da La Domenica, il calo della disoccupazione porterà anche in Ticino a una riduzione dei collaboratori attivi in questi uffici.

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