
“In Svizzera, per me sarebbe stato impossibile”. Da qui la scelta di Valentina: lavorava da 8 anni come fashion designer in una nota azienda di moda del mendrisiotto quando, il 7 dicembre scorso, ha deciso di cambiare ed aprire un suo negozio di abbigliamento: il V. Glam-Design. Però, oltreconfine, a Lavena Ponte Tresa. La domanda a questo punto viene spontanea: perché non in Svizzera?
“Pur vendendo anche a clienti italiani, lavorando in Italia ho più piazza, perché c’è una grande affluenza di clienti svizzeri disposti a spendere qualcosa in più, perché ovviamente gli conviene. Se avessi aperto a Lugano avrei comunque dovuto comprare la merce in Italia, sdoganarla e poi smerciarla in Svizzera e facendo pronto moda (il pronto moda è una forma di negozio che cambia continuamente i tipi di abito, spesso personalizzandoli, e non acquista collezioni fisse, ndr) sarebbe stato molto difficile con le tempistiche e i costi. Infine, sono in una buona via, molto trafficata, e il costo al metro quadro è la metà di quello di Magliaso… non oso pensare Lugano”
A cavallo del confine
E la burocrazia? Le tasse? “La burocrazia è complicata fino a un certo punto, sono un po’ chiacchere da bar a volte: bisogna sapersi informare, quanto ti informi le cose vanno abbastanza lisce. Per ora di tasse non ho pagato tantissimo… ora aspetto il primo giro che arriverà e vedremo”.Valentina ad ogni modo non è nuova nell’ambiente: nata in Svizzera, ma con la doppia cittadinanza, ha comunque vissuto molti anni a Lavena Ponte Tresa con i suoi genitori. Dopo è tornata in Svizzera, dove tra studio (alla STA di Viganello) e lavoro è rimasta più di un decennio, ma ha mantenuto il suo legame con la cittadina di confine. Anche per questo ora è tornata di nuovo a viverci, e, ci dice, se non avesse potuto vivere nella casa dei suoi non ce l’avrebbe fatta economicamente.
Clienti anche da Zurigo
Altri vantaggi? “Avendo già vissuto qui, un po’ conoscevo l’ambiente, ma bisogna contare che non tornavo da 10 anni. Eppure, ho trovato un sacco di collaborazione, qui nessuno si pesta i piedi e spesso organizziamo eventi in comune. Inoltre, per ora quello che faccio è molto apprezzato. Ho clienti che, il sabato, vengono direttamente da Zurigo”
Ma cosa rispondi a chi potrebbe dire che così facendo non aiuti la nostra economia? “Rispondo che forse hanno ragione… ma io non avevo i mezzi per un’altra soluzione. Inoltre, in Svizzera, anche dopo 8 anni di lavoro tra auto, targhe, cassa malati facevo comunque fatica a vivere una vita normale. Per me questo è tentare di fare qualcosa che amo, ma ho rischiato e rischio molto: dopo aver aperto il negozio non avevo un euro in banca, e oggi tutto quello che guadagno lo reinvesto subito. Il sogno ad ogni modo per me sarebbe vedere se il negozio funziona, e poi provare ad aprirne uno anche a Lugano. Se avessi avuto i mezzi l’avrei fatto subito”.
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