
Per quasi cinque anni Roberto Pomari è stato il direttore del Palacinema di Locarno e verrà ora sostituito da Elena del Carlo, che entrerà in carica da oggi. Un'occasione, alla vigilia del Film Festival di Locarno, per parlare con Pomari di cinema, di rivendicazioni e del futuro dell'audiovisivo.
In una delle ultime interviste Lei ha detto “il mio successore non avrà certo un compito facile”. Come mai?
“Non ho voluto certamente scoraggiare Elena del Carlo. Penso che abbia le capacità per affrontare anche questa fase di crescita del Palacinema. La mia riflessione era semplicemente dedicata al fatto che tutto il contesto del cinema e dell’audiovisivo – e, concedetemelo, del Festival del Film di Locarno – si prepara ad affrontare un periodo di sviluppo e di evoluzione, che richiederà ai protagonisti delle capacità immaginative e anche molto concrete; tra cui ricercare le risorse finanziare per poter crescere in questa direzione”.
Per quanto riguarda la futura nuova presidente del Locarno Film Festival, cosa ne pensa?
“È un grande passo verso il futuro. Usciamo dal contesto del Canton Ticino, ciò ha suscitato qualche preoccupazione per alcune persone, ma penso sia stata una scelta coraggiosa che segnala in modo chiaro che il Festival di Locarno del futuro si rivolgerà ad una platea sempre più aperta ed internazionale. Diventa meno un affare in casa, più una finestra aperta sul mondo. Maja Hoffmann sarà una protagonista importante per il futuro del Festival e di tutta Locarno”.
Gli scioperi in corso a Hollywood hanno un impatto anche a Locarno. Sono state annunciate delle assenze da red-carpet. Lei cosa pensa di questa situazione?
“È una situazione che nelle sue espressioni più estreme è legittima perché se vado a ripercorrere le situazioni salariali di attori e sceneggiatori, rispetto alle entrate favolose delle piattaforme, che hanno squilibrato il gioco, penso sia ora di manifestare. Per quel che riguarda l’intelligenza artificiale, gli attori hanno clausole nei contratti in cui le loro fattezze vengono memorizzate per poter essere riutilizzate in futuro”.
Ci ricordiamo ancora come, durante il Covid, le sale cinematografiche soffrivano tantissimo. Poi ci sono state le piattaforme. Esce ora il film di Barbie e le sale si riempiono all’inverosimile. Voi siete chiusi durante l’uscita di Barbie, come mai?
“Per cause di forza maggiore. Abbiamo chiuso per mettere a disposizione tutta la struttura del Palacinema al Festival. Abbiamo dovuto interrompere una settimana in anticipo l’esercizio commerciale delle sale, per garantire l’integrazione di tutte le apparecchiature supplementari che il Festival tradizionalmente utilizza per poter assicurare la proiezione dei loro film. La proiezione di “Barbie” c’è stata e abbiamo fatto un week-end con più di 500 spettatori, che per noi era una cosa inaudita. Era da anni che non succedeva. Una rondine non fa primavera, non illudiamoci troppo. C’è un altro film che va atteso, anche a livello di valore di contenuti, che è Oppenheimer di Cristopher Nolan, che uscirà il 23 agosto al Palacinema”.
Cosa farà in pensione?
“Ho in previsione, con il team, la decima edizione del Film Festival dei diritti umani di Lugano. Quest’anno verrà allargata su dieci giorni, dal 19 al 29 di ottobre e integrerà per la prima volta un concorso internazionale”.
Un’ultima parola?
“Sicuramente una parola d’incoraggiamento per l’ecosistema di Locarno, per essere più coraggioso e osare maggiormente. Il Palacinema è già stato un passo importante, adesso bisognerà mantenere questo spirito in futuro”.