Ticino
"Buzza di Biasca: terra di nessuno?"
"Buzza di Biasca: terra di nessuno?"
"Buzza di Biasca: terra di nessuno?"
Redazione
8 anni fa
Sei deputati interpellano il Governo: "Ecologia e agricoltura sacrificati da interessi superiori"

Si torna a parlare della Buzza di Biasca. In data odierna la deputata socialista Gina La Mantia e i cofirmatari Massimiliano Ay (PC), Michela Delcò Petralli (I Verdi), Daniela Pugno Ghirlanda, Henrik Bang e Gianrico Corti (PS) hanno chiesto spiegazioni al Consiglio di Stato sulla Buzza di Biasca "e sulle discariche che si intende creare in questo comparto, attuale sito di produzione di inerti della Otto Scerri, già sacrificato negli anni passati con il deposito del materiale di scavo AlpTransit".

"Da quanto si è potuto apprendere dai media, risulta che l’Ufficio federale delle strade – col benestare dei servizi cantonali – vorrebbe ora ammassare in queste zone altri 700-800mila metri cubi di materiale di scavo per la seconda canna autostradale del San Gottardo, accettata in votazione popolare meno di un anno fa - scrivono gli interpellanti - Una seconda discarica federale,dunque, sul confine tra Biasca e Serravalle – che, ricordo, essere all’imbocco di una regione turistica come lo è la Valle di Blenio".

I deputati evidenziano inoltre la creazione di una terza discarica cantonale, "per certi versi ben più preoccupante", ovvero "una deponia per ben 1,3 milioni di metri cubi di scarti alla Buzza, quantitativi esorbitanti prodotti da tutto il Cantone (che la dicono lunga sugli obiettivi di riciclaggio del materiale edile che il Consiglio di Stato non riesce a far rispettare), che si vorrebbero trasportare via camion, intasando l’unico collegamento con la valle, accesso obbligato per il Passo del Lucomagno e le destinazioni locali più a nord, di gran valore naturalistico".

"Non va inoltre dimenticato che la Buzza stessa è a due passi da una Bolla sotto protezione federale dove nidificano varie specie di uccelli minacciati. Una zona in cui le autorità federali hanno già inciso pesantemente, si pensi anche alla discarica di materiale contaminato, con alte concentrazioni di nitriti e tracce di combustibili, in territorio di Serravalle-Malvaglia, prevista inizialmente  a condizione che fosse provvisoria (3-5 anni si diceva) ma che, da tempo ormai, ha assunto il triste status di provvisorio stabile".

"Al di là delle valutazioni ambientali e naturalistiche, mal si comprende la creazione di nuove discariche alla Buzza in ragione della sua importanza per le varie aziende agricole del posto che si affacciano su prati ancora disponibili. La Buzza, bonificata un tempo dal Patriziato di Biasca e destinata a pascolo comune a livello cantonale, continua infatti a fornire importanti spazi verdi liberi, richiesti dai locali agricoltori, per un centinaio di mucche, bovini nutrici, prima e dopo il periodo dell'Alpe; e per 200 capre soprattutto in primavera", concludono gli interpellanti.

Fatte queste considerazioni i deputati chiedono al Consiglio di Stato:

1. Se  approva la trasformazione della Buzza in discarica federale e cantonale? Tralasciando le consuete valutazioni tecniche, il Consiglio di Stato condivide le valutazioni del Dipartimento del territorio oppure ritiene che la destinazione del comparto mal si presti al valore della zona dal profilo naturalistico e paesaggistico?

2. Se è al corrente dell’opposizione della popolazione locale a nuove deponie? Come intende procedere per limitare, perlomeno, al minimo i disagi? E per quanti anni si prevede che la zona sia destinata a rimanere cantiere aperto?

3. Per quali ragioni non si è ritenuto opportuno valutare altre soluzioni, per la discarica cantonale e per quella federale, tenendo conto dei pregevoli progetti di rinaturazione delle rive del Ceresio in territorio di Capolago e di sistemazione paesaggistica del fondovalle di Airolo, soluzione in loco a beneficio di un fondovalle oggi seriamente compromesso dalla presenza dell’autostrada A2 e degli svincoli annessi?

4. Dopo che sulle imponenti montagne degli inerti AlpTransit alla Buzza (chiamate dalla popolazione locale anche “le piramidi”, poiché lasciate crescere in verticale) si è favorito lo sviluppo della vegetazione rendendole, di fatto, inutilizzabili dai locali allevatori – non si ritiene che con nuove discariche si inciderebbe pesantemente sul settore primario, anziché sostenere le aziende agricole attive che, con considerevoli sacrifici, contribuiscono al mantenimento del fondovalle, bonificando i prati e contenendo l’avanzamento del bosco, alla luce poi degli atout del pascolo in natura quanto a produzione di carne e di latte?

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