Ticino
Buono da 50 franchi, il Ticino lo affossa
Immagine CdT/Chiara Zocchetti
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Lara Sargenti
3 anni fa
Il Governo ha risposto all’offensiva vaccinazione proposta dal Consiglio federale. “Pagare per vaccinarsi è problematico anche sul piano etico”

“A parte la settimana nazionale di vaccinazione, le misure prospettate risultano a nostro avviso difficilmente attuabili nell’entità proposta, in ragione delle risorse umane qualificate che andrebbero reperite e delle difficoltà pratiche, giuridiche e anche etiche che presentano”. Così scrive il Consiglio di Stato in risposta alla consultazione sull’offensiva vaccinazione proposta da Berna, per cui i Cantoni avevano tempo di esprimersi fino al 6 ottobre (la risposta del Governo è stata pubblicata oggi, ndr). Un’offensiva che, ricordiamo, costerà 150milioni di franchi e che contempla, oltre a una settimana nazionale di vaccinazione, unità mobili supplementari, offerte d’informazione personali e buoni di 50 franchi per chi convince qualcuno a immunizzarsi.

Per il Governo margine di progressione limitato
Il Cantone condivide l’affermazione secondo cui “la vaccinazione è la chiave per uscire dalla crisi” e la necessità di elevare ulteriormente il tasso di persone completamente vaccinate. Ma ritiene difficile immaginare che la prospettata offensiva “possa apportare risultati davvero ulteriormente significativi” visto la diversificazione dell’offerta già proposta dal Cantone (vaccinazione di prossimità, itinerante, modalità walk-in, il coinvolgimento delle farmacie, ecc) e le azioni di sensibilizzazioni promosse. “In ogni caso”, conclude il Governo, “anche se per il nostro Cantone il margine di progressione risulta limitato, riteniamo importante non mollare la presa e intensificare gli sforzi”.

Bocciato il buono di 50 franchi
A essere particolarmente criticata dal Governo ticinese la proposta dei buoni per la consulenza di 50 franchi, definita “un incentivo indebito che influisce negativamente sulla libera scelta e sul diritto all’autodeterminazione, svilendo la tanto declamata necessità di informazione completa e di consulenza personalizzata nell’ottica di una decisione consapevole”. Pagare per vaccinarsi, aggiunge il Governo, risulta inoltre essere “problematico anche sul piano etico, tant’è che alla stessa stregua non vengono accettati compensi per le sperimentazioni su volontari sani, per la donazione di organi e nemmeno del sangue, in quanto ne risulta una sorta di compravendita del corpo”. “Questa criticità”, prosegue l’Esecutivo, “viene aggirata, non senza una certa ipocrisia, proponendo di pagare non chi si sottopone alla vaccinazione, ma solo chi lo avrebbe convinto”. Il Governo teme che questa proposta possa generare “inutili discussioni, alimentando la frattura fra le differenti opinioni sul tema, con il rischio concreto di fomentare la litigiosità”.

Sui servizi mobili
Dal mese di settembre è già in corso la vaccinazione “on the road” in Ticino, ciò che ha portato mediamente a 128 vaccinazione al giorno. Il Governo ritiene dunque “sproporzionato” e “ingiustificato” moltiplicare questa esperienza in ragione di un servizio mobile ogni 50mila abitanti, ciò che corrisponde “a sette unità per il Canton Ticino, che dovrebbero essere attive per nove ore, sei giorni alla settimana durante sei settimane”. Per la parte di consulenza e informazione, che verrebbe finanziata dalla Confederazione, dopo tutte le azioni già svolte, il Governo ritiene che “occorrerebbe personale altamente professionale e formato in materia per sperare di persuadere la popolazione ancora in dubbio”. Personale che “è estremamente difficile da reperire e risulterebbe comunque in gran parte sottooccupato”. Il Consiglio di Stato ipotizza quindi semmai una nuova azione di prossimità in termini assai più ridotti, con al massimo un paio di équipe mobili per raggiungere gruppi target più mirati.

L’informazione individuale
Di principio il Governo è favorevole alla misura, ma anche in questo caso si presenterebbe il problema della disponibilità di personale. “Un consulente ogni 5000 abitanti, pari a 70 operatori per il Canton Ticino, conoscerebbe il medesimo problema di reperibilità di personale altamente competente in materia, necessario per sperare in un certo successo”, rileva il Governo. “Tre telefonate su quattro sarebbero inoltre rivolte a cittadini già vaccinati, ritenuto peraltro che per ragioni di protezione dei dati personali non sarebbe verosimilmente possibile effettuare una selezione a priori”. Per ovviare a questo inconveniente, il Governo chiede che siano istituite “adeguate basi legali federali per allestire e conservare un registro delle persone vaccinate. D’altra parte, la misura verrebbe perlopiù percepita come eccessivamente invadente da buona parte di chi non è vaccinato”.

Il Ticino tra i Cantoni con il maggior tasso di adesione
Il Governo fornisce anche le cifre riguardo alla campagna di vaccinazione, rilevando che il Ticino è sempre stato ai vertici tra i cantoni “con il maggior tasso di adesione, tant’è che oggi questa percentuale si attesta al 69.5%”. Considerando anche chi ha ricevuto una sola dose, nel giro di un mese questa quota raggiungerebbe il 74.6%. “Si tratta dunque di tassi relativamente prossimi a quelli dei Paesi vicini”, commenta Bellinzona. “Per raggiungere i valori ritenuti necessari dall’UFSP, pari ad una copertura del 93% delle persone con più di 65 anni e dell’80% tra i 18 e i 65 anni, in Ticino occorrerebbe comunque vaccinare altre 3’500 persone in età da pensione (tasso ora del 88.4%) e 29’000 persone tra 18 e 65 anni (tasso ora del 66.7%)”.

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