Ticino
BSI, "I giochi non sono più nelle nostre mani"
BSI, "I giochi non sono più nelle nostre mani"
BSI, "I giochi non sono più nelle nostre mani"
Redazione
10 anni fa
Così Bernardino Bulla, Ceo di BancaStato, sull'offerta di BSI durante una puntata scoppiettante de "I conti in tasca"

"Siamo seduti sulla riva e stiamo aspettando pazientemente. L'offerta l'abbiamo fatta e i giochi non sono più nelle nostre mani". Così Bernardino Bulla, CEO di BancaStato, si è espresso durante la tramissione de "I conti in tasca" sull'offerta fatta per rilevare la BSI. Ancora non trapela nessun nome sul futuro proprietario della banca ticinese, se non che voci darebbero per favorita la banca greca EFG.

"L'importante è che si trovi una proprietà solida" ha dichiarato Luca Pedrotti, Capo UBS della Regione Ticino. "L'auspicio del Gran Consiglio è che rimanga in mani ticinesi" ha invece sottolineato l'altro ospite della trasmissione Tiziano Galeazzi, fiduciario e deputato democentrista. "Se la BSI passase in mano ai greci, sarebbe un'operazione prettamente finanziaria e si rischia di perdere posti di lavoro", è invece l'opinione di Fabio Poma, gestore patrimoniale: "Se invece BancaStato rileva la BSI sarebbe un'operazione che soddisfa le parti in gioco e andrebbe a vantaggio del Ticino e dell'erario". Più scettico Franco Müller, già direttore di UBS Ticino e del Credit Suisse, secondo cui una banca dello stato avrebbe difficoltà a prendere in mano una banca di respiro internazionale come la BSI. "Bulla ha fatto un ottimo lavoro, ma l'istituto deve già risolvere i suoi problemi interni. Senza essere cattivo, non credo che BancaStato abbia persone in grado di gestire una banca come la BSI". Una provocazione alla quale Bulla ha risposto "non siamo soli", alludendo ai partner con i quali è stata avanzata l'offerta per la BSI. Ma su chi siano non ha fatto nessun nome, visto che vige una clausola di "discrezionalità".

Dopo il tema BSI, gli ospiti di Alfonso Tuor si sono concentrati sul futuro della piazza finanziaria ticinese, confrontata con grandi cambiamenti dovuti alla fine del segreto bancario e la voluntary disclosure italiana (l'autodenuncia per far rientrare i capitali dall'estero). Si parla di ristrutturazione, di diminuzione dei margini e tagli sul personale. Quali prospettive dunque?

"Ora arriva la grande sfida", ha sottolineato Pedrotti. "Stiamo vivendo un cambiamento di paradigma che non è paragonabile al passato. Dobbiamo pensare diversamente e basarci su nuovi modelli di fare business. I posti sono a rischio, ma dobbiamo pensare come vogliamo crescere. Le opportunità ci sono, penso per esempio all'innovazione e alla digitalizzazione che sarà la vera sfida dei prossimi 10 anni".

Galeazzi, che durante la trasmissione è stato definito quello più pessimista, ha evidenziato quello che non è stato fatto finora: "Ancora oggi siamo mono-prodotti e non abbiamo investito sulla ricerca e lo sviluppo. Non c'è una vera alternativa al private banking e non c'è visione strategica di quello che si vuole fare. Ci ritroviamo con il cerino spento in mano e la nostra tornerà ad essere una piazzetta".

Bulla si è detto invece molto più ottimista: "BancaStato vive dell'80% anche di altro e molti istituti elvetici, come Raiffeisen e UBS, offrono una panoplia di servizi. Il Ticino in passato ha vissuto di castagne, poi sono arrivati i contrabbandieri con sigarette e altri prodotti, poi si è giunti al private banking. Qualcosa ci inventeremo, abbiamo una certa genialità anche noi". Il Ceo di BancaStato ha comunque messo in guardia su alcuni punti: con una maggiore regolamentazione, bisogna fare attenzione a non cadere nella burocrazia, bisogna osservare chi sono i clienti di domani (quindi i ragazzi) e continuare a viziare i clienti.

Si è parlato poi anche della formazione. Vale la pena oggi fare ancora carriera in banca? "Di soldi ce ne sono sempre da gestire" ha evidenziato Poma, "ma bisogna mantenere le competenze affinché i capitali rimangano qui da noi". Pedrotti ha sottolineato che, su quasi 80 giovani che stanno facendo una formazione presso UBS in Ticino, 1/3 troveranno probabilmente lavoro nella regione, mentre gli altri dovranno probabilmente andare fuori Cantone per continuare la loro formazione. "Oggi dobbiamo continuare ad essere aggiornati". "Va bene mandarli all'estero" ha replicato Galeazzi, "ma poi siamo in grado di recuperarli? E cosa gli offriremo?"

A conclusione della puntata, Galeazzi ha ironizzato sul fatto che la piazzia finaziaria di Lugano rimarrà solo con 5 banche. "Speriamo di essere tra quelle cinque" ha ribattutto, tra l'ilarità generale, il Ceo di BancaStato.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata