Ticino
Braccio di ferro sugli impianti sciistici
Redazione
3 anni fa
Chiudere o non chiudere? L’Europa si divide e l’Italia punta il dito contro il nostro Paese, mentre Simonetta Sommaruga ha telefonato a Giuseppe Conte

La decisione di chiudere o meno gli impianti di risalita divide i paesi europei. In Italia gli occhi sono puntati sulla Svizzera per la sua decisione di non voler chiudere gli impianti. “Quasi 5’000 casi di coronavirus al giorno, terapie intensive piene, ma la stagione inizia lo stesso” scrive il Corriere della Sera, citando pure l’OMS, che non ha esitato a definire il Cantone di Ginevra come nuovo epicentro europeo dell’epidemia. Anche Repubblica ha fatto un reportage, mostrando quanto è facile per un cittadino italiano proveniente da una zona rossa andare in Svizzera a sciare senza che venga effettuato alcun controllo. Il tema è stato ampiamente dibattuto sabato sera nel Tg di Teleticino.

Mauro Pini: “Sciare non è più pericoloso che andare al supermercato”
Nessuna stazione sciistica è stata identificata come possibile hotspot di contagi. Lo ha ribadito Mauro Pini, direttore di Valbianca SA, sottolineando che il piano di protezione emanato dall’associazione mantello Funivie Svizzera funziona e si basa su tre punti chiave: gli impianti di risalita sono parificati al trasporto pubblico, vige l’obbligo della mascherina sia negli spazi interni che esterni e non c’è nessuna riduzione obbligatoria di carico per gli impianti. “Andare sciare non è quindi più pericoloso che andare in un supermercato o in un trasporto pubblico” ha sottolineato Pini.

Marco Toderi: “Lo sci uno sport individuale”
Anche Marco Toderi, responsabile ambulatorio alla clinica Sant’Anna, paragona la funivia a qualsiasi altro mezzo pubblico. “Non vedo nessuna differenza tra una funivia e un autobus affollato. È chiaro che vanno stabilite delle regole, ma lo sci rimane uno sport individuale. Non vedo nessun problema se uno sciatore va in Val di Blenio a fare sci di fondo”. È possibile che, se gli impianti rimarranno chiusi in Italia e in Svizzera no, ci sarà un esodo di massa di sciatori. “Ma allo stato attuale”, ha ricordato Toderi, “non si può oltrepassare la frontiera per andare a sciare. Quindi questa ingerenza nell’apertura degli impianti in Svizzera non la capisco e non la condivido”.

Faccia a faccia tra Samuele Astuti (PD) e Piero Marchesi (UDC)
Samuele Astuti, consigliere regionale in Lombardia e capogruppo PD in Commissione sanità, ha spiegato perché sposa la tesi del premier italiano Giuseppe Conte, ovvero di voler trovare una soluzione condivisa tra i paesi. “L’Italia è in prima fila su questo tema perché l’anno scorso, soprattutto in Lombardia, le stazioni sciistiche sono stati dei luoghi in cui il virus verosimilmente si è diffuso maggiormente. Nei primissimi lockdown erano state chiuse le scuole, mentre gli impianti sciistici erano rimasti aperti. Il problema non sono tanto le piste, ma tutto quello che vi gira attorno. Per questo la preoccupazione è alta qui da noi”.

Visto lo stretto legame tra Svizzera e Italia, non solo dal punto di vista lavorativo ma anche affettivo, per Astuti è importante trovare delle misure che siano il più possibile omogenee tra i paesi perché “se le cose vanno male da voi, vanno male anche da noi e viceversa”. Rispondendo a una domanda di un ascoltatore, riguardo al fatto che in Italia si è puntato molto sulla stagione estiva, Astuti però è stato chiaro: “Non è in atto un derby tra Italia e Svizzera per chi riesce ad attirare un maggior numero di sciatori o attivare la propria economia. Attualmente poi gli italiani non possono neanche venire a sciare in Svizzera. Quest’estate la questione era diversa: sappiamo che con il caldo la capacità del virus di contagiare e la gravità dei casi sono diminuiti, mentre si aggravano con l’arrivo del freddo. È vero che uno sciatore di fondo non crea nessun problema a sé stesso e agli altri. Ma voglio ricordare che la prima settimana di marzo in alcune stazioni sciistiche della Lombardia (dove è vero che non c’era distanziamento, né l’uso della mascherina) sono stati dei luoghi che hanno fatto da acceleratore per la propagazione del virus. Ripeto: il nostro obiettivo è che tutti i paesi possano fare in modo che possano riprendere il prima possibile e tenere la curva dei contagi, delle ospedalizzazioni e dei decessi a un livello stabile o inferiore a quello attuale. Ma senza polemica tra i due paesi”, ha precisato Astuti.

Di altro avviso il consigliere nazionale e presidente dell’UDC Ticino Piero Marchesi secondo cui, con le misure adeguate, si può tenere aperto. “Il tema dell’apertura si pone per ogni attività economica del paese. Anche nei centri commerciali c’è una grande affluenza di persone, ma anche delle norme molto chiare. Inoltre il parlamento federale ha approvato un aggiornamento della legge covid, in cui è stata inserita una componente di controllo e di sanzione verso chi non rispetta regole. Per quanto riguarda lo sport invernale, che è già partito in molte località in Svizzera, è importante che tutti rispettino le regole per poter tenere sotto controllo la situazione, soprattutto gli esercenti e i gestori di impianti nel rispettare i piani di protezione ed effettuare i controlli.

Per Marchesi inoltre Svizzera e Italia hanno impostazioni differenti nel gestire l’epidemia. “La Svizzera è in grado di decidere quale strategia portare avanti in questo ambito. Già oggi ha un regime di gestione molto diverso da quello che ha la vicina Italia. Da noi il secondo confinamento non c’è praticamente mai stato, anche se abbiamo regole più severe rispetto all’estate, ma meno restrittive rispetto ad altri paesi. Si punta molto sulla responsabilità individuale e credo che i risultati, ad oggi, diano ragione a quello che è stato implementato in svizzera. Naturalmente bisogna gestire la questione in modo bilanciato, tra quelle che sono le necessità economiche e gli obiettivi sanitari, senza pesare sul sistema ospedaliero”.

La Presidente della Confederazione telefona a Conte
“Ho parlato con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte del Covid-19 e della stagione sciistica”, lo ha affermato su twitter ieri sera Simonetta Sommaruga, del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). “Continueremo il dialogo con i nostri vicini per cercare soluzioni adeguate”, ha assicurato la Presidente della Confederazione.

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