
Si è svolto oggi dinanzi alla Pretura penale del Cantone Ticino, ma in un'aula del Tribunale penale federale di Bellinzona per motivi di spazio, il processo alla fondatrice dell'Associazione Firdaus e deputata PS Lisa Bosia Mirra. La sentenza verrà però letta dal giudice solo giovedì prossimo, nella medesima sede.
Prima delle 9 davanti all'edificio alcuni sostenitori della 43enne, pochi a dire il vero, hanno esposto dei cartelli recanti le scritte "abbasso i confini, solo cittadini del mondo" e "nessun essere umano è illegale".
Nessuno schiamazzo, nessuno slogan, come richiesto dalla stessa imputata.
"Probabilmente non ce n'è bisogno, ma vorrei chiedere una cortesia personale a chi verrà oggi al processo: per favore massimo rispetto nell'aula e fuori, le parti, anche se di opinione opposta stanno svolgendo il loro lavoro" aveva scritto stamattina Bosia Mirra su Facebook. "Grazie mille."
Bosia Mirra, difesa dall'avvocato Pascal Delprete, è apparsa tranquilla e serena prima di comparire davanti al giudice Siro Quadri per rispondere di ripetuta incitazione all'entrata, alla partenza e al soggiorno illegale. La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo aveva firmato nei suoi confronti un decreto d'accusa, che la condannava a una pena pecuniaria di 80 aliquote giornaliere da 110 franchi cadauna, sospesa condizionalmente, più una multa di 1'000 franchi e il pagamento delle spese giudiziarie di complessivi 500 franchi. Bosia Mirra si era opposta al decreto evocando motivi umanitari dietro al suo agire e chiedendo quindi l'assoluzione.
Qui di seguito tutti gli aggiornamenti.
17.05
Il processo termina qui. La sentenza verrà comunicata oralmente giovedì prossimo alle 10, sempre al TPF di Bellinzona.
17.00
Parla Lisa Bosia Mirra: "Io sono una persona semplice, non sono né un'eroina dei profughi, né una pericolosa criminale."
"Non sono un'esperta di diritto, molte delle cose che hanno detto gli avvocati mi sfuggono. La situazione in cui mi sono trovata a Como era veramente molto grave. C'erano bambini di 9, 10 anni e mi era impossibile accettare che non vi fosse per loro nessuna misura di protezione. Come ho già detto, non è che ho l'abitudine di infrangere la legge."
"Non ho molto altro da dire. La signora Lanzillo ha accennato al pentimento. Se penso a quello che ho passato io in questo ultimo anno, sì, sono pentita. Ma se penso alle persone che ho aiutato, allora no, non sono pentita. Quelle persone, quei ragazzi, avevano bisogno di andare a casa."
"Io sarò naif, ma non capisco perché noi che siamo qui abbiamo il diritto di spostarci, mentre loro che vengono da situazioni drammatiche no. È un'ingiustizia."
16.52:
Le richieste dell'avvocato Delprete: "La difesa chiede in via principale il proscioglimento della signora Lisa Bosia Mirra da tutte le imputazioni, ritenuto come non ha commesso i reati che le sono stati imputati. In via subordinata, la signora Bosia Mirra deve comunque andare esente da pena. In via ancora più subordinata, nel caso in cui le prime due richieste non dovessero essere ammesse, si chiede che alla signora Bosia venga riconosciuto lo stato di necessità discolpante e che le vengano riconosciute tutte le attenuanti."
"La mediatizzazione del suo caso ha già avuto un notevole impatto sulla sua persona. Nella commisurazione della pena, dovrà quindi essere preso in considerazione anche questo aspetto. Inoltre non ha un lavoro, per cui dovrebbe essere condannata al massimo a una multa di 1 franco svizzero."
La difesa ha inoltre presentato un'istanza di risarcimento delle spese legali sostenute da Lisa Bosia Mirra. "In via subordinata, si chiede il risarcimento per torto morale, perché si ritiene che la signora Bosia Mirra è stata lesa nella sua particolarità, vista anche la grande mediatizzazione del suo caso. Anche in questo caso si chiede un risarcimento simbolico di 1 franco."
16.47
L'avvocato Delprete: "La difesa ritiene che la signora Bosia Mirra ha agito per motivi onorevoli. Si ritiene anche che le debba essere concessa l'attenuante dello stato di grave angustia."
16.34
L'avvocato Delprete giunge alle prime conclusioni: "Alla signora Bosia Mirra non possono essere imputati né il reato di entrata all'entrata illegale, né di partenza illegale, per i motivi spiegati prima. Per quanto attiene il soggiorno illegale, si ritiene che nemmeno questo reato possa essere imputato alla signora Bosia Mirra, perché ha alloggiato migranti per meno di 24 ore."
"In definitiva, tenendo conto dell'accordo di Schengen e del tempo di soggiorno inferiore alle 24 ore, la difesa ritiene che la signora Bosia Mirra non ha commesso i reati che le sono stati imputati nel decreto d'accusa, perché i fatti non configurano reato penale."
"Vi è poi un altro argomento, lo stato di necessità. Il giudice dovrebbe immedesimarsi nella situazione in cui si trovava Bosia Mirra al momento dei fatti."
"Vi è infine da ricordare che la maggior parte delle persone trasportate erano minorenni non accompagnati provenienti da situazioni drammatiche."
"Per aiutare queste persone, non vi era altra alternativa all'aiutarli a proseguire il loro viaggio verso nord."
Il legale riprende quindi a leggere studi e rapporti.
16.25
L'avvocato Delprete cita vari studi, rapporti e sentenze, l'ambiente si è ormai fatto soporifero.
16.13
L'avvocato Delprete: "L'accordo di Schengen, cui ha aderito la Svizzera, prevede che tutte le frontiere interne possano essere attraversate liberamente."
"L'entrata illegale è quindi ipotizzabile unicamente per le frontiere esterne allo spazio Schengen. Se uno straniero entra in Svizzera dal confine italo-svizzero, anche senza adempire le condizioni d'entrata, non può essere accusato di entrata illegale. Decade quindi il reato di incitazione all'entrata illegale, visto che l'entrata non è illegale."
15.57
L'avvocato Delprete: "Di fronte a tanta drammaticità, la signora Bosia Mirra ha deciso di non starsene con le mani in mano, nel limite delle sue possibilità. Ha utilizzato quel poco denaro che aveva a disposizione per portare loro aiuto. In altre parole, ha agito esclusivamente per motivi umanitari."
"La dottoressa Bernardoni, che ha visitato la signora Bosia Mirra alcuni giorni dopo il suo fermo, ha valutato uno stato paragonabile a quello del burnout. Frutto delle sofferenze viste, delle fatiche patite, della frustrazione di non poter fare abbastanza."
15.53
L'avvocato Delprete: "Cara grazia che ci sono persone come Bosia Mirra che si sono date da fare per aiutare i migranti a Como. Una situazione terribile a due passi dal Ticino, ma di cui molti hanno preferito non rendersi conto."
15.39
L'avvocato Delprete: "I fatti non sono contestati da Bosia Mirra. Ma dobbiamo considerare diversi aspetti."
"Prima di tutto, l'età dei migranti. Sappiamo che quando fu fermata, dei quattro migranti tre erano minorenni e uno apparentemente maggiorenne. Sappiamo benissimo che i minorenni non accompagnati sono esposti a un'estrema vulnerabilità."
"Bisogna poi considerare il movente. Bosia Mirra non ha agito per fini lucrativi, ma unicamente per fini umanitari. Occorre capire qual è l'esperienza vissuta dalla signora Bosia Mirra e qual era il contesto."
Il legale parla quindi a lungo di guerra in Siria e campi profughi, per arrivare infine a quello di Idomeni, dove al momento del viaggio di Bosia Mirra si trovavano 18'000 migranti, tra cui moltissimi bambini.
15.36
L'avvocato difensore legge il curriculum di Bosia Mirra, dalla nascita ad oggi. "Non ha nessun precedente penale."
15.34
Inizia l'arringa difensiva dell'avvocato Pascal Delprete. "La signora Bosia Mirra non ha violato alcuna norma giuridica."
15.32
La procuratrice pubblica chiede la conferma del decreto d'accusa, ovvero una pena pecuniaria di 80 aliquote giornaliere, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di due anni, più una multa e le spese giudiziarie.
15.26
La procuratrice pubblica: "La tenacia e la determinazione dell'imputata non permettono di banalizzare questi fatti. Sapeva dei rischi che correva, ma solo quando è stata fermata ha smesso nei suoi intenti."
"Si comprende lo stato d'animo dell'imputata. Ma le sue condizioni psichiche non erano tali da impedirne di comprendere quello che stava facendo."
"Ancora oggi non si è pentita, non si è assunta totalmente le sue responsabilità. Il suo approccio non è di tipo legale, ma morale e politico."
15.18
La procuratrice pubblica: "Bosia Mirra era ben consapevole che quanto faceva era illegale, l'ha detto lei stessa. Ha pure detto a verbale che aveva il sentore che prima o poi sarebbe stata fermata."
"L'imputata si è vista bene dal trasportare migranti sulla sua auto, l'ha fatto fare ad Alex e a una giovane ragazza inesperta, sapendo che se fosse stata fermata sarebbe andata incontro a conseguenze."
15.13
La procuratrice pubblica: "Non si può parlare di buone azioni. Io non posso essere legittimata a rubare dicendo che non ho soldi."
15.03
La procuratrice pubblica: "Non vi sono ragioni umanitarie che possano portare a una derubricazione del reato commesso da Bosia Mirra."
14.54
La procuratrice pubblica: "L'imputata sapeva sin da subito che i migranti che aiutava a entrare in Svizzera non volevano restare in Svizzera. Ma ha continuato ad agire illegalmente. Non solo, ha cercato altri itinerari. Inoltre l'imputata e i suoi correi volevano diventare ancora più performanti, visto che in agosto hanno scaricato un applicativo sui loro cellulari al fine di impedire le intercettazioni."
"L'imputata, con il suo comportamento contrario al diritto, non ha agito a scopo umanitario, perché non ha voluto rendersi conto del fatto che così facendo non ha fatto del bene ai migranti, ma ha fatto solo loro correre molti rischi. Dopo averli portati in Svizzera, li ha abbandonati al loro destino, su un territorio che non conoscevano e con l'ulteriore problema della lingua e quindi della difficoltà di farsi capire. Bosia Mirra non ha verificato se le persone indicate come parenti fossero veramente parenti o magari invece degli sfruttatori. Ha fatto correre loro il rischio di essere arrestate per entrata illegale. E se l'intenzione fosse stata quella di farli arrivare in Germania, perché non li ha accompagnati in Germania, invece di lasciarli per strada?"
"Non è così che si aiutano i migranti, ci sono modi legali per farlo, seguendo le procedure, aiutandoli sul posto, dando loro cibo, vestiti e cure mediche. Non mettendoli in strada senza sapere dove sarebbero andati a finire."
"Avrebbe potuto piuttosto dare loro un contributo finanziario, visto che in agosto il saldo dell'associazione Firdaus era in attivo per 45'000 franchi."
"Invece, varcando il confine dell'illegalità, l'imputata si è assunta il forte rischio di venir fermata e incriminata."
14.51
La procuratrice pubblica: "Nell'arco di due settimane, Bosia Mirra ha aiutato 24 persone a entrare illegalmente in Svizzera. Su questi aspetti è rea confessa. Ma non si può ridurre il tutto a una bagatella. Era lei la regista, era lei che organizzava i trasporti, era lei che gestiva i contatti tra tutti gli altri coimputati, il 53enne bernese Alex e la collaboratrice più giovane, Nicole."
"Anche il suo ruolo di staffettista ricorre per una figura di primo ordine. Il capo è quello che corre meno rischi, che resta in ombra, ma che gestisce le operazioni attraverso il suo telefono. Era Bosia Mirra inoltre ad avere il contatto con tale Marta, la persona sul posto che si occupava di scegliere a Como i migranti che avrebbero fatto i viaggi. È stata Bosia Mirra a presentare Alex alla giovane Nicole. Per i loro viaggi, Bosia Mirra e i suoi correi si sono dotati di un linguaggio in codice. L'espressione "luna piena" significava che i migranti erano arrivati in Germania, l'espressione "il letto è pronto" che era pronta ad accoglierne altri a casa sua."
14.31
La procuratrice pubblica: "Questo procedimento non è un processo politico e non riguarda la giustizia etica. Si tratta di un processo penale, sono le norme di legge ad aver giustificato l'avvio dell'inchiesta a carico di Lisa Bosia Mirra e la sua condanna."
"Noi per dovere istituzionale dobbiamo mantenere la certezza del diritto. Il particolare compito dell'accusa non è quello di perseguire e giudicare le idee, ma l'operato delle persone" prosegue la procuratrice. "Le idee politiche non possono e non devono influire sul giudizio della condotta della deputata sotto il profilo penale. Evitiamo dunque di trasmettere all'opinione pubblica dei messaggi sbagliati. La legalità è un valore a cui il cittadino deve essere educato. La legalità è uno scudo dell'uguaglianza di tutti, ricchi e poveri, forti e deboli."
"Chi aiuta persone a entrare illegalmente in Svizzera, viola la legge svizzera. Solo casi straordinari possono portare a derubricare il reato, prevedendo quindi una multa al posto di una pena pecuniaria" aggiunge. "Ma questo non è il caso oggi."
"Bosia Mirra non ha agito con un fine di lucro, gli atti hanno dimostrato il contrario. Bosia Mirra è stata testimone delle condizioni di vulnerabilità dei migranti di Como. Ha ascoltato le loro storie e, come ha detto lei oggi, è stata troppo ingenua, troppo sensibile, ed ha voluto aiutare le persone che volevano raggiungere la Germania" prosegue la procuratrice. "L'ha fatto consapevolmente e sapeva che era illegale."
"Gli accertamenti hanno confermato il coinvolgimento di Bosia quale referente diretto di tutte le altre persone coinvolte nel traffico. La stessa non ha agito in banda, ma ha operato in maniera ripetuta e lo ha fatto con premeditazione, consapevole di quello a cui andava incontro."
14.30
Il giudice Siro Quadri riapre il dibattimento chiudendo l'istruttoria e dando la parola alla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo.
14.15
Lisa Bosia Mirra sta procedendo alla lettura del verbale del dibattimento di stamattina, il processo riprenderà solo tra qualche minuto.
12.10
Il processo si interrompe per la pausa pranzo. Si ricomincia alle 14.
12.05
Il giudice. "Lei non ha altri lavori retribuiti oltre a quello di deputata in Gran Consiglio. Come pagava i viaggi ai migranti?"
Bosia Mirra: "Tutto di tasca mia. Sono una buona risparmiatrice."
12.03
La procuratrice pubblica: "Lei dice di essere arrivata a un punto di esaurimento, di aver agito sulla soglia del burnout. Segue o ha seguito un sostegno psicologico?"
Bosia Mirra: "No, ma ho camminato 1'000 km alla marcia per Aleppo e mi ha fatto bene. Anche se sento che avrei bisogno di camminare ancora."
11.51
La procuratrice pubblica. "È vero che avete valutato anche percorsi alternativi, tipo via Domodossola in treno?"
Bosia Mirra: "Sì, abbiamo valutato tutto, persino l'aeroplano."
La procuratrice pubblica: "È vero che ha scaricato un'applicazione per evitare le intercettazioni telefoniche?"
Bosia Mirra: "Sì, l'ho scaricata ma non l'ho mai usata. Io e la tecnologia non ci intendiamo tanto."
La procuratrice pubblica: "Qualora non fosse stata fermata, avrebbe continuato questa attività?"
Bosia Mirra: "Non lo so, non le so rispondere. Ma ogni volta che faccio la tratta tra Chiasso e casa mia, spero sempre di non incontrare qualcuno che va verso la stazione. Perché non sono sicura che riuscirei a non fermarmi."
11.50
La procuratrice pubblica: "Quando ha iniziato maturare l'idea di far entrare illegalmente in Svizzera i migranti?"
Bosia Mirra: "Ho agito solo quando ho capito che non ci sarebbero stati metodi legali."
11.44
La procuratrice pubblica: "Lei conosceva il suo complice? Era per metà in AI, avrebbe potuto avere dei problemi psichiatrici."
Bosia Mirra: "No, non lo conoscevo. Mi sono fidata di una persona che si è resa disponibile."
La procuratrice pubblica: "E lei mette persone che hanno bisogno di aiuto in mano a una persona che non conosce?"
Bosia Mirra: "È stata un'ingenuità."
La procuratrice pubblica: "No, un po' più che un'ingenuità, qui parliamo di illegalità."
11.40
La procuratrice pubblica: "Lei sapeva che il suo complice diceva ai migranti che, in caso di fermo, avrebbero dovuto fingere di essere stati caricati solo 10 minuti prima perché chiedevano aiuto. Il suo complice gliel'ha scritto via sms."
Bosia Mirra: "No, non lo sapevo. L'sms posso averlo ignorato."
La procuratrice pubblica: "Eppure tutti i migranti fermati lo sapevano."
Bosia Mirra: "Ripeto, io non lo sapevo."
11.36
La procuratrice pubblica: "Perché lei faceva solo da staffetta e non caricava i migranti?"
Bosia Mirra: "Perché ero consapevole che essendo in Gran Consiglio se mi avessero presa sarebbe stato un pasticcio. Mi rendevo conto che non avrei dovuto farlo, ma non avevo scelta."
11.32
La procuratrice pubblica: "Non è contestato tutto quello di buono che fa Bosia Mirra, ma sono contestati i fatti contenuti nel decreto d'accusa. Oggi mi sembra che lei abbia accettato tutti i fatti esposti nel decreto d'accusa. Quindi dobbiamo capire i motivi dell'opposizione."
Il giudice: "È vero che l'opposizione era più critica nei confronti del decreto d'accusa, mentre oggi l'imputata ha ammesso tutti i fatti."
E anche Bosia Mirra, in qualche modo, riconosce che è vero, ha fatto tutto quello che le viene contestato nel decreto d'accusa.
11.29
Il giudice: "Dal profilo istituzionale ha cercato di fare qualcosa per aiutare questa gente?"
Bosia Mirra: "Abbiamo raccolto 20'000 firme per chiedere alla Svizzera di accogliere più siriani. Poi abbiamo fatto una petizione per chiedere che ogni Comune ticinese potesse aprire uno spazio per una famiglia di migranti. Poi ho presentato una mozione in Gran Consiglio, che a due anni di distanza non ha ancora avuto risposta."
11.22
Bosia Mirra: "Queste esperienze da una parte mi hanno dato una grande famiglia. Ricevo ogni giorno messaggi e mi sento privilegiata di poter far parte di questa comunità, perché io non ho vissuto le sofferenze che hanno vissuto loro. Dall'altra ho dovuto rinunciare ad altri progetti."
"Attraverso la mia associazione dal Ticino 50 volontari sono andati in Grecia ad aiutare e tutti tornano con questo tipo di esperienze. Imparano dei valori come quello dell'accoglienza. I migranti non hanno niente, ma ti danno tanto."
"Condividendo le attività quotidiane con i migranti, per me sono diventati come fratelli. E tu non puoi lasciare nel bisogno un fratello" aggiunge Bosia Mirra.
11.10
L'avvocato difensore: "Quali erano i pericoli ai quali questi minori non accompagnati erano esposti?"
Bosia Mirra: "Uno è quello della prostituzione, il secondo è quello di scegliere strade pericolose come salire sui treni, il terzo è quello di incappare nelle reti di passatori che li sfruttano e talvolta li abbandonano nei boschi."
Interpellata dal suo legale, Bosia Mirra spiega poi di aver iniziato a lavorare coi migranti nel 2000, facendo gli interrogatori a Chiasso per l'Ufficio della migrazione. Ha proseguito a occuparsi di questo ambito con il Soccorso operaio, "ma l'impegno si è intensificato con la crisi siriana", che ha sentito più vicina.
Poi durante i viaggi in Serbia, al confine croato, e poi in Grecia, al confine con la Macedonia, ha visto "immagini molto forti" e ha deciso di "rimanere vicino a queste persone".
"Le situazioni di ingiustizia sono tante nel mondo, ne sono consapevole. Ma ci sono situazioni sulle quali non abbiamo possibilità di agire, mentre in altre possiamo fare la nostra parte" dichiara Bosia Mirra.
11.02
Dopo una breve pausa, riprende il dibattimento, con le domande della difesa. Bosia Mirra spiega "che l'emergenza è iniziata in una data precisa, il 14 luglio. La prima sera c'erano circa cinquanta migranti, poi 150, poi sempre di più, ma quando il numero di migranti a Como superava i 500 venivano attivati i bus in direzione del centro di Taranto". Solo che da lì i migranti ripartivano subito in direzione di Como. "C'è qualcuno che ha fatto questo viaggio anche tre volte" precisa.
"Le condizioni erano difficili, era un'estate fredda, occorrevano coperte" prosegue Bosia Mirra, che poi spiega tutte le forme di sostegno messe in campo per aiutare i migranti, in collaborazione con l'oratorio di don Feliciani e di numerosi altri enti italiani.
10.38
L'avvocato Delprete torna sul caso del 17enne che in realtà era un 22enne e che diceva di voler venire in Svizzera ma in realtà voleva andare in Olanda. "Io sono sicura che volesse entrare in Svizzera, poi non potevo sapere quale fosse la sua destinazione finale" spiega Bosia Mirra. "In quei giorni avevo contatti con 40-50 persone al giorno, tra migranti, volontari e giornalisti. Quindi salvavo i numeri di telefono come "migrante non accompagnato 7, migrante non accompagnato 8, eccetera"." Può darsi che abbia confuso i nomi."
L'avvocato: "Lei aiutava solo i minori?" Bosia Mirra: "Solo quelli che credevo fossero minori."
10.33
Il giudice: "È vero che qui ci sono dei motivi umanitari molto forti. Ma perché non seguire le procedure corrette? Altrimenti le leggi diventano inutili."
Bosia Mirra: "Io le leggi le ho sempre rispettate, tranne che in questo ambito. Ma non potevo fare altrimenti."
10.28
Il giudice: "Lei ha ospitato a casa sua anche migranti che erano già entrati da soli in Svizzera. Perché?"
Bosia Mirra: "Il mio numero ce l'avevano in tanti. Mi hanno chiamato e quando li ho trovati, nei pressi della chiesa di Balerna, ho sentito in loro la stessa paura che avevano gli schiavi dell'Alabama. Perché se non arrivavamo noi, arrivavano le Guardie di confine. È stata una sensazione molto forte, non potevo non aiutarli."
10.18
La procuratrice pubblica: "Lei ha detto di non aver mai visto condizioni così gravi come a Como. Lei è attiva in questo ambito, non è una sprovveduta. Penso che conosca enti umanitari in Italia in grado di aiutare queste persone. Inoltre mi ricordo che la sua associazione a un certo punto aveva un saldo sul conto molto alto, non sto qui a dire quanto. Non poteva fare qualcosa per aiutarli nell'ambito della prima accoglienza?"
"Abbiamo avuto persone malate di scabbia, di tubercolosi, donne incinte a pochi mesi dal termine. Per le situazioni più urgenti c'era la parrocchia di Rebbio, ma bisogna pensare che le persone che arrivavano erano centinaia" risponde Bosia Mirra, che ammette di aver avuto sul conto della sua associazione 40-50'000 franchi. "Ma il problema non erano solo i soldi, era soprattutto trovare un luogo, perché nessuno voleva metterlo a disposizione."
10.11
"La violenza di quello che ho visto a Como non l'avevo mai vista da nessuna parte. Eppure ho lavorato per l'Ufficio della migrazione, per il Soccorso operaio, ho viaggiato molto in Africa" dichiara Bosia Mirra. "A Como c'era gente che stava davvero male, che aveva bisogno di aiuto."
"In teoria a Francoforte avrebbero potuto trovare un'altra Como" ribatte il giudice Quadri. "No, in Germania la situazione è ben diversa" gli risponde Bosia Mirra.
10.06
"Dei 24 migranti che ha fatto entrare illegalmente in Svizzera, quanti volevano restare in Svizzera?" chiede la procuratrice pubblica. "Uno" risponde l'imputata.
9.58
La procuratrice pubblica: "Lei ha ammesso che in certi casi vi siete sentiti un po' gabbati. C'era un migrante che aveva detto di avere 17 anni e di voler raggiungere il fratello in Svizzera, invece ne aveva 22 e voleva raggiungere l'amichetta in Olanda" ricorda Lanzillo. "E come mai se entrava in Svizzera per chiedere asilo, avete deciso di farlo entrare illegalmente?"
"Perché era stato respinto" risponde Bosia Mirra. "E perché era stato respinto?" ribatte la procuratrice. "Questo non lo so" ammette Bosia Mirra.
9.52
"In Italia una volta che un migrante ha ottenuto il permesso di rifugiato, ha due giorni per lasciare il centro. Ma dove va? Non ha nessuna assistenza e facilmente finisce a farsi sfruttare come raccoglitore di pomodori o di arance, ad esempio" spiega Bosia Mirra. "In Germania invece c'è un sostegno sociale."
9.41
Prosegue l'interrogatorio. Bosia Mirra conferma di aver fatto da "auto civetta" in occasione dei viaggi tra Italia e Svizzera e di aver poi pagato ai migranti il biglietto di treno per Francoforte, nella maggior parte dei casi. "So che i primi due siriani sono riusciti ad arrivare in Germania e a ricongiungersi con la loro famiglia, ma di altri non so, non ho avuto notizie" dichiara.
"Perché in Germania la domanda di asilo è più fruttifera che in Italia, ad esempio?" le chiede il giudice.
"In Italia le condizioni di accoglienza sono pessime" risponde Bosia Mirra. "Le persone vogliono andare in Germania, o in Svezia, per due motivi. Uno è il documento che ricevono, che gli permette di spostarsi liberamente. Un'altro è l'applicazione degli accordi di Dublino. La Svizzera effettua molti rinvii in Italia, la Germania molti meno."
9.27
Il giudice Siro Quadri inizia ad interrogare Lisa Bosia Mirra. L'imputata conferma di aver trasportato e ospitato persone senza il permesso di stare in Svizzera con un semplice "è vero". Aggiunge che le prime due persone trasportate le incontrò a Como, erano due siriani che dovevano andare in Germania e lei decise di aiutarli. "A Como c'erano pochissime persone che non fossero africane, di siriani ce n'erano quattro o cinque" afferma Bosia Mirra. "Due di questi sono i primi che ho fatto entrare in Svizzera. Erano un bambino di forse 11 anni e suo zio, che volevano raggiungere i famigliari in Germania."
"Per me era chiarissimo che se avessero chiesto asilo in Svizzera sarebbero stati respinti, perché la loro meta finale era la Germania. Quando le persone chiedevano di transitare venivano respinte" aggiunge l'imputata. "Ci siamo incontrati verso le 18 e già la sera li abbiamo accompagnati oltre la frontiera, non c'è stato tempo di riflessione."
Bosia Mirra spiega di aver aiutato anche una trentina di persone a entrare in Svizzera in modo legale. Si trattava di persone che avevano già parenti nel nostro Paese e per le quali è stato possibile dimostrare il legame familiare.
9.24
Tocca all'avvocato Pascal Delprete, che afferma di concordare con la piccola modifica all'atto accusatorio deciso dalla procuratrice pubblica. Il legale ribadisce comunque di contestare tutte le accuse mosse contro la sua assistita.
9.19
Prende la parola la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, la quale apporta una correzione di ordine formale al suo atto accusatorio. Decade la preparazione del viaggio verso uno Stato Schengen, ma entra l'aiuto alla partenza illegale dalla Svizzera. Poco cambia, quindi.
9.10
Con alcuni minuti di ritardo, inizia il processo. Ad aprirlo è il giudice Siro Quadri, che ripercorre il decreto d'accusa, nel quale si legge che Bosia Mirra non ha solamente aiutato migranti a entrare clandestinamente in Svizzera, ma ne ha pure ospitati illegalmente a casa sua e ha facilitato e preparato il viaggio di 24 di loro verso uno Stato Schengen, quale la Germania. Come noto, la sua attività illegale era stata fermata il 1° settembre 2016, quando l'imputata fu fermata poco dopo il valico di San Pietro di Stabio mentre faceva da vedetta all'auto guidata da un 53enne bernese (già condannato) che trasportava 4 cittadini di origine eritrea.
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