Ticino
Borradori: "Su Adria non mi faccio molte illusioni"
Borradori: "Su Adria non mi faccio molte illusioni"
Borradori: "Su Adria non mi faccio molte illusioni"
Redazione
6 anni fa
Il sindaco di Lugano e presidente del CdA di LASA commenta lo stop temporanei ai voli. La palla, ora, passa a Swiss

A Lugano Airport piove davvero sul bagnato: l’ultima ‘goccia’ è l’annuncio di Adria Airways, la compagna slovena che gestisce la tratta Lugano-Ginevra su mandato di Swiss, di una sospensione temporanea dei propri voli, inclusi quelli da e per Lugano, fino almeno a mercoledì.

Una notizia tutt’altro che positiva (le motivazioni sono infatti da ricondurre a difficoltà finanziarie che per ora non le consentono di mantenere le operazioni di volo e che potrebbero addirittura portare al fallimento) che va ad aggiungersi alle recenti docce più o meno fredde per lo scalo luganese. Ad esempio quella di inizio agosto, quando Swiss aveva messo in discussione il collegamento aereo fra Lugano e Zurigo in quanto “per portare i passeggeri a Kloten il treno potrebbe essere una valida alternativa”. Oppure ancora la decisione di Zimex Aviation di rinunciare al volo su Ginevra.

A rincarare la dose ci avevano pure pensato le continue cancellazioni dei voli Swiss/Adria per Zurigo, tanto che il 18 settembre scorso la direzione di Lugano Airport aveva scritto all'Ufficio Federale dell'Aviazione Civile (UFAC) a Berna chiedendo un intervento presso la compagnia di bandiera per garantire il servizio "che tutti i passeggeri si attendono e devono ricevere".

I piani B e C - Insomma, in riva al Ceresio lo spettro di un addio dei voli di linea continua ad aleggiare sullo scalo. Otto giorni prima dell’invio della fatidica lettera a Berna era stato presentato un complemento dello studio dell’UNI di San Gallo sull’aviazione generale, chiesto dal Municipio a LASA, secondo cui l’aeroporto potrebbe vivere di sola aviazione generale. Per attuare questo 'piano B' LASA dovrebbe però rinunciare al 60% dei posti di lavoro, passando da 70 a 25 impieghi, e dovrebbe investire tra i 15 e i 20 milioni, potenziando la struttura aeroportuale. Sullo sfondo, ricordiamo, c’è ancora il messaggio municipale da 8,8 milioni per la ricapitalizzazione. Questione per nulla scontata. Al PS, apertamente contrario, nel frattempo si sono aggiunte le perplessità dei partiti di centro, mentre il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ha già ribadito la posizione del Consiglio di Stato: "Senza voli di linea, il contributo cantonale salta".

Per quanto riguarda il mantenimento dei voli di linea, alcune compagnie aeree europee si sono già fatte avanti dicendosi interessate a coprire la rotta Lugano-Zurigo. Per attuare questo 'piano C' serve una deroga al principio del cabotaggio che impedisce a compagnie estere di volare in Svizzera su tratte svizzere. Stando a nostre informazioni la richiesta, sotto forma di una lettera al Consiglio federale, verrà inviata nella giornata di domani.

Ad oggi, però, l'unica certezza è lo stop temporaneo dei voli da parte di Adria. Stop che la compagnia cercherà di limitare “lavorando per trovare delle soluzioni in collaborazione con potenziali investitori, con l’obiettivo di riprendere i voli al più presto”. Anche se le ultime notizie di questo pomeriggio sono tutt'altro che rassicuranti.

"Nessuna illusione" - "Non mi faccio molte illusioni. Purtroppo si sapeva che Adria non era un partner solidissimo - ha dichiarato il sindaco di Lugano e presidente del CdA di LASA Marco Borradori, da noi contattato - Sarebbe bello che la compagnia riesca a rialzarsi, soprattutto per i molti posti di lavoro in ballo, ma in una situazione come questa è difficile intravvedere una rinascita".

La palla passa ora a Swiss, che ha la responsabilità di esercitare la tratta Lugano-Zurigo. "Aspettiamo una loro decisione. Abbiamo scritto a Swiss, che a breve termine ci comunicherà come intendono muoversi per trovare una soluzione praticabile". Nella missiva LASA ha ribadito i doveri della compagnia aerea nazionale nei confronti del Ticino - "Sulla coda di quegli aerei c'è comunque la bandiera svizzera", ha rammentato Borradori - ma quel che è certo è che non la si potrà obbligare a volare da Lugano e che se Swiss dovesse davvero decidere di tirarsi indietro si imporrà una riflessione anche per quel che riguarda il Messaggio municipale. E non vanno dimenticate neppure le ripercussioni finanziarie per LASA: "Ogni aereo che rimane a terra provoca un danno non indifferente, basti pensare alle tasse di avvicinamento o di atterraggio".

Sul tavolo, come detto, ci sono i piani B e C: un aeroporto con sola aviazione generale oppure una gestione della tratta affidata a una compagnia estera. Su quest'ultima possibilità Borradori ha spiegato che una deroga al principio di cabotaggio "a logica sarebbe fattibile". "Se l'unica compagnia svizzera non dovesse più essere interessata ad operarla questa norma diventerebbe un boomerang che danneggerebbe Lugano". Insomma, lo spazio di manovra sembra esserci ma la decisione – politica – spetta al Consiglio federale.

Un altro grounding? - Questo pomeriggio la parola "grounding" è stata sulla bocca di molti addetti ai lavori. La compagnia slovena prosegue intanto nella ricerca di un potenziale investitore per rendere temporanea la sospensione e permettere alla società di tornare pienamente operativa. Dal canto suo l'Agenzia per l'aviazione civile ha detto che renderà pubblica domani la propria decisione sul ritiro della licenza operativa. Una storia già vista e vissuta anche in riva al Ceresio. In caso di fallimento, si tratterebbe della terza compagnia legata - direttamente e non - all'aeroporto luganese a restare a terra negli ultimi due anni. Dapprima, il 12 dicembre 2017, era toccato alla ticinese Darwin, acquistata proprio da Adria nel luglio di due anni fa. Otto mesi dopo, invece, a SkyWork, la compagnia bernese che aveva annunciato la ripresa della rotta Lugano-Ginevra.

Che sull'aeroporto luganese gravi una maledizione da far impallidire i pirati dei Caraibi o, per restasre in tema, l'Olandese volante? "Una dose di malasorte c'è ma quanto accade a Lugano è è principalmente lo specchio della fragilità che stanno vivendo gli aeroporti regionali svizzeri, come ad esempio Belp e Sion", ha concluso Borradori.

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