
Buona condotta, nessun precedente, nessun attestato di carenza beni. Sono questi e pochi altri i requisiti necessari per aprire un’agenzia di sicurezza privata in Svizzera. Non v’è per contro alcun obbligo di formare gli aspiranti agenti su aspetti quali l’uso della forza, la gestione dei conflitti, questioni certamente prioritarie per chi si propone quale professionista della sicurezza di un locale pubblico, dell’incolumità degli avventori, insomma per chi ha a che fare con molte persone, persone sbronze, magari persone aggressive in cerca di guai. Capita che chi dovrebbe occuparsi della sicurezza, finisce in realtà col rendersi complice di situazioni esplosive perché sprovvisto degli strumenti necessari - psicologici e tattici - per far fronte a tali evenienze. La cronaca, recente e non solo, ha fatto alzare la guardia alle autorità sull'attività dei buttafuori: reazioni eccessive, interventi sproporzionati, denunce e ricoveri in ospedale. I casi non sono numerosi ma si verificano con una certa regolarità, mettendo in evidenza l'attuale vuoto giuridico.Un vuoto giuridico che le autorità cercano di colmare. Il Consiglio federale ha da tempo indicato ai Cantoni la necessità di emanare nuove leggi in materia. Il Ticino nel giro di un paio d’anni si doterà di nuove normative che mirano finalmente a regolamentare la professione in termini qualitativi e non solo commerciali. Più nel dettaglio: La questione delle agenzie che si occupano di sorveglianza, investigazione, trasporto valori, eccetera sono regolate da disposizioni cantonali. Non tutti i cantoni legiferano in materia. La legge sulle attività private di investigazione e sorveglianza e il relativo regolamento d’applicazione risalgono al ’76: chi svolge una o più di queste attività a favore di terzi deve disporre di un’autorizzazione. Deve presentare una domanda al servizio permessi con una serie di allegati, requisiti necessari: nessun precedente, buona condotta, nessun attestato di carenza beni. Le autorizzazioni sono valide per 3 anni e sono rinnovabili. Ma mancano le basi legali che forniscano garanzie sulla professionalità degli agenti: come comportarsi, gli aspetti psicologici, l’intervento fisico… in proposito non c’è nessuna regola. Ma come detto, da qualche anno si avverte l’esigenza di colmare questo vuoto. Riflessioni iniziate a livello nazionale: dopo un atto parlamentare del 2005 il Consiglio Federale ha presentato un rapporto sul tema nel quale indica che questo tipo di attività deve essere regolato dai Cantoni; li invita a darsi da fare per giungere a delle legislazioni omogenee. La Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia in novembre ha approvato un concordato al quale i cantoni aderiranno e che porterà ad una nuova legge nel giro di un paio d’anni, una legge che finalmente contempla l’istruzione di persone che svolgono un compito delicato quale è la sicurezza privata. Matteo BernasconiAi microfoni di Radio3iii l'intervista a Stefano Mella, titolare della International Security Service di Chiasso
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