Ticino
"Bisogna creare le condizioni per facilitare il riuso degli edifici esistenti"
©Chiara Zocchetti
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Redazione
8 giorni fa
Una mozione presentata da Cristina Zanini Barzaghi (Ps) e cofirmatari chiede al Consiglio di Stato di "intervenire a livello legislativo per valorizzare il patrimonio costruito esistente".

“Creare le condizioni legislative e operative necessarie per facilitare la valorizzazione del patrimonio costruito esistente, senza lasciarlo deperire fino al punto in cui non resta che distruggerlo”. È questo l’obiettivo della mozione depositata oggi a Bellinzona da Cristina Zanini Barzaghi (Ps), Nicola Pini (Plr), Maddalena Ermotti-Lepori (Centro), Giulia Petralli (Verdi), Tessa Prati (Ps) e Fabio Schnellmann (Plr).

Cosa viene chiesto al Consiglio di Stato

Nel dettaglio, sono quattro gli interventi chiesti al governo ticinese. “Completare e analizzare i dati statistici sull’intero patrimonio costruito cantonale e la loro occupazione, non solo sulle abitazioni e le industrie, ma per tutte le categorie di edifici; Istituire l'iniziativa swissrenov.ch anche in Ticino; intervenire con una disposizione cantonale che permetta ai comuni di prevedere la concessione di permessi di utilizzo temporaneo per gli edifici sottoutilizzati e dismessi ad esempio con una precisazione delle possibili deroghe secondo l'art. 67 e seguenti della LST” e “attivare un secondo credito quadro – complementare e aggiuntivo rispetto a quello recentemente prolungato dal Gran Consiglio – con finalità simili al messaggio 7634 a favore degli edifici dismessi per implementare una "borsa degli spazi" sul modello della città di Zurigo, in collaborazione con gli enti regionali di sviluppo e così promuovere cambiamenti di destinazione e utilizzi temporanei degli spazi sottoutilizzati”.

Il perché di questa mozione

La decisione di presentare questa mozione, viene spiegato, nasce dal fatto che “la continua distruzione di edifici esistenti e la costruzione di nuovi stabili con pigioni elevate, spesso promossi da fondi immobiliari, impedisce il mantenimento nelle nostre città e nei nostri paesi di alloggi e altri spazi con pigione conveniente per attività ricreative, culturali e artigianali, per tutte le generazioni”. Inoltre, viene specificato, “lo sviluppo territoriale dovrebbe impedire questa tendenza e facilitare il riuso degli edifici esistenti, senza lasciarli all’abbandono ogni qualvolta la loro destinazione originale decade”.

Il credito quadro

Citando uno studio del 2007 dell’Accademia di Architettura sulle aree industriali dismessi in Ticino, viene spiegato che “risultano potenzialmente dismessi 1'120 edifici”. Ora, “dopo quasi vent’anni e i primi progetti di rivitalizzazione attivati da quanto promosso dal Cantone con il credito quadro di 10 milioni dedicato alla rivitalizzazione degli edifici industriali e artigianali dismessi, prioritariamente nelle zone periferiche, che è scaduto il 31 dicembre 2024 e per il quale è stato presentato un messaggio governativo che chiede di prolungare la validità di questo credito fino al 31 dicembre 2028”. Un inizio “incoraggiante, che potrebbe essere completato con altre attività”. E qui viene portato l’esempio dei Cantoni di Neuchâtel e Giura, che “con l’iniziativa Swissrenov mostrano una visione completa delle risorse di spazi esistenti sul territorio, non solo con aiuti puntuali”.

“L’ostacolo insormontabile”

“Da quanto risulta da molte discussioni con potenziali interessati a trovare nuove possibilità di utilizzo degli spazi, dalle associazioni culturali che vorrebbero insediarsi temporaneamente in sedimi industriali dismessi alle piccole attività artigianali che desiderano attivarsi in zone residenziali, è il cambio di destinazione ad essere un ostacolo insormontabile: i piani regolatori (di competenza comunale) sono spesso molto rigidi sulla destinazione delle zona, retaggio di regole pianificatorie ormai superate”. Purtroppo, viene specificato, “non vi è alcuna possibilità di entrare nel merito nemmeno per utilizzi temporanei per alcuni anni”. Ed è qui che potrebbe entrare in gioco il Cantone, “con un aiuti in tempi brevi attraverso delle disposizioni volte ad allentare le restrizioni promuovendo la possibilità di cambiamenti di utilizzo temporanei, ad esempio concedendo alcune possibilità di deroga alle normative edili e pianificatorie”. Una possibilità che “permetterebbe l'insediamento di attività economiche start up, associazioni culturali, creative e artigianali che potrebbero rivitalizzare rapidamente spazi all’interno di edifici pensati originariamente per altre finalità”, come discusso nella serie di incontri promossi dall’Associazione Idra e da i2a architettura sugli spazi da destinare alla cultura indipendente.