
"Perché la Polizia mi ha preso?". Non ha pienamento afferrato quanto gli è successo, il bambino di tre anni che settimana scorsa è stato dimenticato per ore sul bus che doveva accompagnarlo all'Asilo Nord di Biasca.
Continua a ripetere quella domanda. Lui, dell'imprevisto viaggio a zonzo per la Valle di Blenio, non ricorda molto. Buona parte del tempo ha dormito. Ha però impressa in mente quell'immagine dell'agente di Polizia che lo preleva dal bus, lo porta a casa sua offrendogli il pranzo in attesa di scoprirne l'identità, e poi lo riaccompagna dai genitori a Biasca.
Ora è ammalato, per cui in questi giorni resta a casa. Febbre, influenza, nulla a che vedere con lo spiacevole episodio del bus scolastico. Ma ha già più volte espresso la paura di tornarci, su quel bus.
Ce lo racconta la mamma, che nei giorni seguenti l'indesiderato viaggio ha accompagnato personalmente il figlio all'asilo. Non è arrabbiata, la mamma, ma giudica che l'accompagnatrice dei bambini in questo caso abbia compiuto una grave negligenza. "È a lei che ho affidato il mio bambino alla fermata, non all'autista o a chicchessia d'altro. Quando mio figlio è salito sul bus si è messo la cintura da solo, come sempre. Poi, al momento di scendere, l'accompagnatrice avrebbe dovuto andare a slegarlo. Ma non l'ha fatto. Si è giustificata dicendo che c'erano diversi bambini che piangevano e, nell'agitazione del momento, gli è sfuggito mio figlio. Ma fino a prova contraria è lei che deve controllare, in ogni modo possibile, che tutti i bambini che le sono stati affidati arrivino sani e salvi a scuola."
Negligenza, secondo la mamma, c'è stata anche da parte dall'autista. Infatti è stato solo il seguente autista, al momento del cambio turno, ad accorgersi della presenza del bimbo. Ormai era quasi mezzogiorno e nel frattempo il bus ne aveva fatti di andirivieni.
Il bambino, una volta scovato, continuava a pronunciare il proprio nome. Ma ciò non è bastato all'autista per capirne l'esatta identità. Per cui è stato chiamato un agente di Polizia, incaricato di rintracciare la famiglia. L'agente, nell'attesa, ha preso il bimbo con sé, a casa sua, e gli ha offerto il pranzo. Poi, una volta risaliti all'identità del bimbo, nel primo pomeriggio, l'ha riaccompagnato a casa, a Biasca.
Per il bimbo, a quanto pare, l'avventura non è stata poi così traumatica. Non esprime molto, a parole, ma non sembra particolarmente sconvolto. Maggiormente allibita è la mamma: non si sarebbe mai aspettata che suo figlio, invece di andare all'asilo, avrebbe potuto passare una mattinata intera a vagare indisturbato per la Valle di Blenio, senza che nessuno se ne accorgesse. "Sarà stata un'incomprensione tra l'accompagnatrice e l'autista, o non lo so" conclude. "Continuo a non capire, però, come una persona incaricata di sorvegliare i bambini ne possa dimenticare uno così, come se niente fosse. È un po' preoccupante."
La Scuola dell'infanzia e le Autolinee bleniesi, sottolineiamo, hanno già introdotto alcuni accorgimenti per evitare il ripetersi di simili episodi.
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