
Anche il direttore del DECS Manuele Bertoli entra nel dibattito sullo studio dell'Istituto di ricerche economiche (IRE) intitolato "La discrepanza tra percezione e realtà riguardo il mercato del lavoro ticinese".
Uno studio che ha provocato diverse lamentele, tra cui quella della Lega dei Ticinesi, che ieri sul Mattino della Domenica ha chiesto addirittura di chiudere l'IRE (vedi articoli suggeriti).
Bertoli, invece, ha un punto di vista ben diverso da quello leghista.
"Sta facendo discutere lo studio dell’IRE sulla percezione da parte della popolazione dei fenomeni che si sviluppano nel mercato del lavoro e della socialità" scrive il consigliere di Stato socialista sul suo sito personale. "Non è mia intenzione qui esprimere giudizi su questo contributo, che credo debba comunque essere preso sul serio, come accade ordinariamente per i moltissimi studi che il mondo della ricerca produce sui temi più disparati."
"Vorrei invece esprimere particolare interesse per l’oggetto della ricerca, indipendentemente dal fatto che essa sia stata condotta nel contesto del mercato del lavoro e della socialità" prosegue Bertoli.
"Se la distanza tra la realtà dei fenomeni e la loro percezione da parte della popolazione è significativa, sia che si stia parlando di mercato del lavoro, di pressione fiscale, di sicurezza, di qualità della scuola o del sistema sanitario, di correttezza dell’intervento sociale o ambientale ecc., la nostra democrazia ha un problema serio" scrive il direttore del DECS. "Perché le scelte non saranno prese in base a considerazioni pertinenti, ma a effetti indotti da questa o quella campagna comunicativa. Non sto naturalmente dicendo nulla di nuovo, ma il tema è di quelli che pesano molto in un Paese nel quale la democrazia diretta ha un ruolo tanto importante da giocare."
"In un momento storico dominato dalla troppa comunicazione, contraddistinto dalle bufale informative, dai fatti alternativi e dalla postverità, mettere a fuoco quanto sia pericolosa in democrazia questa distanza tra realtà e percezione mi pare un ottimo esercizio, da applicare a tutte le politiche più importanti" prosegue Bertoli. "Senza buona consapevolezza non ci sono libertà e democrazia, ma solo uno scontro tra verità artificiali e propagande a loro sostegno."
"E se non prestiamo attenzione a questo fenomeno" conclude Bertoli, "potremmo finire per credere a tutto, paradossalmente anche ai grandi risultati delle politiche messe in campo per evitare il problema degli elefanti volanti, un problema che da quel che si può dedurre da un semplice sguardo fuori dalla finestra sembrerebbe ottimamente gestito."
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata