
Se il taglio delle accise attuato dallo Stato italiano il 22 marzo sta agevolando i benzinai nella scelta del prezzo, non si può dire lo stesso dei distributori svizzeri che da ben più di un mese sono costretti a prezzi esorbitanti lievitati a causa del conflitto ucraino, ma anche dell’immobilità della nostra politica.
Benzinai di confine maggiormente colpiti
Fare la benzina in Italia significa risparmiare circa 20 centesimi al litro rispetto a quella offerta nei distributori svizzeri. Una situazione che fa disperare i benzinai elvetici, stufi di aspettare che anche i nostri politici si muovano nella stessa direzione della vicina penisola. “È una situazione complessa” ha spiegato Luca Giampietro – CEO di City Carburoil SA – “a pochi chilometri da noi la benzina si vende a un prezzo inferiore e specialmente nelle fasce di confine stiamo subendo delle riduzioni che sono nell’ordine del 90%”.
“La politica deve attivarsi”
Rispetto a Paesi come Italia, Francia e Germania, a noi molto vicini, la nostra politica non ha ancora fatto la propria mossa. “Oggi siamo purtroppo inermi: se la politica non ci dà una mano, con i nostri margini è impossibile andare a ritoccare quelli che sono gli attuali prezzi ” ha sottolineato Giampietro, aggiungendo che quelli in “prima linea” in questa situazione sono proprio i benzinai perché vanno “a subire questa diminuzione di volumi” causata non solo da chi abita nelle zone di confine, ma anche dagli italiani che non si recano più in Ticino per fare il pieno.
“Dare un respiro a tutta l’economia”
Il taglio delle accise italiano, rispettivamente il taglio del dazio che ci si aspetta arrivi anche da noi “non è solo per difendere la nostra categoria”, precisa Giampietro, “ma per dare un respiro a tutta l’economia in generale”. Basti pensare infatti che la parte dei carburanti oggi è relativa a molti ambiti, come ad esempio riscaldare l’economia domestica, quindi non solo quello degli spostamenti.
Quanto pesa a livello Cantonale?
Come anticipato, le zone che stanno subendo le maggiori perdite sono quelle di confine, con una perdita di circa il 90% dei volumi: “In pratica non si sta più vendendo nulla”, ha spiegato il CEO di Carburoil. Nelle zone più interne la riduzione è meno marcata, ma si attesta comunque tra il 15% e il 20%, “prezzi di questo tipo impongono razionalizzazioni a più livelli: pensiamo alle società di logistica, quelle edili e al trasporto privato: tutti cercano di razionalizzare cercando di ridurre la mobilità”. Bisogna però tener conto che siamo appena usciti da un periodo dove la mobilità è stata nettamente ridotta.
Licenziamenti non da escludere
Le conseguenze di questa perdita si traducono anche con dei possibili licenziamenti, “al momento posso dire che tutti attendono di capire quale sarà la direzione da Berna, e rispettivamente da Bellinzona. Ad oggi non ci sono ancora indicazioni che ci fanno ben sperare” avverte Giampietro. Molti benzinai hanno deciso infatti di ridurre gli orari d’apertura così come l’impiego di personale; “per la nostra azienda siamo riusciti a spostarli internamente e al momento non parliamo di tagli o licenziamenti, però se la situazione dovesse perdurare dovremmo fare qualche riflessione in merito”.
“Non c’è più tempo”
Per il CEO di City Carburoil “il tempo si sta esaurendo: se guardiamo una Nazione come l’Italia che è riuscita a reagire nel giro di un paio di settimane scarse, pensare che in Svizzera siamo ancora immobili... Per noi diventa veramente difficile. Il mese di maggio sarà un mese importante, mentre su giugno bisognerà prendere delle decisioni”, ha concluso Giampietro.
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