Ticino
Benzina più cara, più gente in bici
Immagine Shutterstock
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Redazione
3 anni fa
L’iniziativa “bike to work” ha registrato risultati eccezionali quest’anno, con un aumento della partecipazione del 35%: Claudio Sabbadini di Pro Velo Ticino: “Grazie all’e-bike, si possono superare difficoltà morfologiche e la gente si sposta senza problemi”

L’iniziativa “bike to work”, con la quale si invitava la gente, nei mesi di maggio e giugno, ad andare a lavorare in bicicletta, ha fatto registrare dei risultati eccezionali quest’anno. “In Svizzera circa 80mila persone hanno deciso di partecipare a questa sfida organizzata a livello svizzero”, racconta a Ticinonews Claudio Sabbadini, vicepresidente di Pro Velo Ticino. “Parliamo di un aumento della partecipazione di circa il 35%. Il dato più importante riguarda il minor impatto ambientale che c’è stato: circa 3’200 tonnellate di CO2 non immesse nell’area. Un grande successo per l’iniziativa”.

Il mercato delle biciclette è stato cambiato da guerra e pandemia?
“Il mercato delle biciclette è stato frenato inizialmente dall’imbuto che c’è stato nel canale di Suez, che ha impedito ai container di arrivare in Europa e quindi ai fornitori. Poi c’è stato il Covid, il quale ha bloccato praticamente l’Asia e tutte le sue zone portuali, e noi sappiamo che la maggior parte delle bicilette vengono prodotte in questo continente. La guerra in Ucraina, poi, ha creato un forte aumento dei prezzi del petrolio e delle materie prime. Aumento che si è poi ripercosso sul prezzo delle biciclette, soprattutto su quelle elettriche”.

Con l’aumento del prezzo del carburante, la gente utilizza più spesso la bicicletta?
“Senza dubbio. Questo trend è stato rilevato in tutta al Svizzera, Ticino compreso. Lo si può constatare nelle città: ci sono sempre più persone che si spostano in bicicletta, soprattutto perché l’e-bike permette degli spostamenti più ampi, anche per andare al lavoro. Consente di superare difficoltà morfologiche: c’è gente che si sposta da Lugano senza problemi fino a Breganzona, a Comano. In generale, si vedono sempre più biciclette sulle strade. Questo è innegabile”.

La rete ciclabile che esiste in Ticino è sufficiente o si può migliorare?
“Negli ultimi 10 anni è stato fatto un grande sforzo, da parte delle autorità cantonali e comunali, per migliorare la rete ciclabile in Ticino. Tali sforzi si vedono soprattutto nel Bellinzonese, nel Locarnese, nel Moesano, e anche nel Luganese. Però, bisogna stare sempre attenti: noi abbiamo questo obiettivo di tenere sotto controllo tutte le situazioni, per vedere se le cose vengono fatte bene, o se ci sono dei difetti. Partecipiamo a gruppi di lavoro e a commissioni che permettono di sviluppare e avere soluzioni, le migliori possibili, per la sicurezza del ciclista”.

La campagna “Riguardami” era un segnale che c’era un problema nella convivenza tra pedoni e biciclette?
“La campagna è stata lanciata dal Cantone, noi abbiamo partecipato attivamente. È una campagna che segue un po’ quella precedente, denominata “cortesia, e serve a sensibilizzare gli utenti delle strade, soprattutto quelle condivise, a rispettarsi reciprocamente. Sono state anche allestire delle regole importanti, sia per i pedoni sia per i ciclisti affinché si possa condividere il tracciato. Noi siamo per questo tipo di azione, cioè per tentare di sensibilizzare. Però vogliamo anche cercare di dividere quello che è il flusso ciclistico da quello pedonale, perché la bicicletta diventa sempre più veloce ed è giusto che sia così. Sostituisce anche l’automobile, quindi deve avere un suo spazio e questo spazio deve essere tolto, dove possibile, alle strade, che spesso sono troppo larghe. Dare più spazio ai ciclisti significa anche una maggiore sicurezza per i pedoni”.

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