
L’aumento del costo del carburante, legato al conflitto in corso in Ucraina, sta destando sempre più preoccupazione e malumore. I clienti si lamentano dei prezzi, mentre il Consiglio federale viene esortato ad agire seguendo l’esempio dei paesi limitrofi. Ma come vivono questa situazione i professionisti del settore? Ticinonews ne ha parlato con Matteo Centonze, presidente dell’Associazione ticinese stazioni di servizio.
Che periodo sta vivendo chi gestisce un distributore di benzina nel nostro cantone?
Arriviamo da due anni di Covid, dove il nostro settore ha già sofferto, e adesso sicuramente le misure europee per contrastare l’aumento dei prezzi energetici non aiutano. L’Italia è stato uno dei paesi che ha fatto immediatamente un taglio importante, di 30 centesimi al litro. Chiaramente questa misura ha svuotato le stazioni di confine ticinesi. Vediamo però che anche all’interno del cantone vi sono delle forti riduzioni, ciò significa che durante il weekend, quando si va a fare la spesa settimanale, si fa anche il pieno.
Avete sostenuto la petizione del Movimento dei giovani leghisti per un taglio di benzina e gasolio. Come mai?
Noi abbiamo sostenuto questa petizione lanciata dal Movimento della giovane lega, non tanto perché era la giovane lega, ma perché era una petizione che andava a toccare il malcontento dei nostri clienti, i quali sono insoddisfatti di questa situazione e quindi vanno a fare il pieno in Italia. Ci sembrava doveroso sostenere chi si mette in gioco a sostegno dei nostri clienti. C’è stata poi un’altra petizione in Svizzera interna che ha raccolto 17'000 firme, dunque non siamo gli unici che si stanno muovendo.
È quantificabile il calo ai distributori di benzina ticinesi?
Noi con l’associazione abbiamo raccolto i dati in maniera aggregata, tramite una fiduciaria, in modo che la cosa non trasparisse tra gli attori, e abbiamo fatto questa misurazione: da quando sono state introdotte le misure italiane, fino alla prima settimana di maggio, ecco che lì complessivamente c’è stato un crollo dei volumi in Ticino del 66%. A livello di regioni più colpite vediamo che nel Luganese il trend è in discesa, mentre il Mendrisiotto è la zona più toccata. Bellinzonese e Leventina tengono, il Locarnese è leggermente in calo, ma come detto in Ticino il trend è di forte discesa, per un totale di circa -70% dei volumi.
C’è già chi ha alzato bandiera bianca?
Ufficialmente no, ma c’è chi ha ridotto i turni, chi il sabato ha chiuso la stazione, chi magari l’ha girata in automatico. Poi a fine anno, a bocce ferme, quando si faranno i bilanci si tirerà la riga. Ma sicuramente alcuni piccoli operatori sono a forte rischio.
Che cosa si aspetta dalla politica?
Settimana prossima, il 13 giugno, ci saranno le mozioni al Consiglio degli Stati, e poi il 16 al Nazionale. Auspichiamo che si intraprenda qualcosa per correggere questa situazione di mercato che impatta negativamente sull’economia e tocca quindi anche il cittadino.
Cosa serve al suo settore per rialzare la testa?
Io mi allinerei a quelle che sono le misure europee. Farei quindi un taglio sulle accise che, lo ricordo, costituiscono circa il 53% della composizione del prezzo dei carburanti. Questo chiaramente per un periodo limitato, non duraturo. In maniera flessibile, così da poter seguire quelle che sono, appunto, le misure europee.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata