
A causa delle varianti più contagiose, il Consiglio federale ha deciso di rendere più incisive le misure per lottare contro la pandemia, ampliando e prolungando le chiusure ad almeno fino alla fine di febbraio. Il timore è infatti che potrebbe arrivare una terza ondata ancora più forte della seconda. Per parlare della situazione epidemiologica e commentare le misure decise da Berna Teleticino ha interpellato il direttore dell’Epatocentro Ticino Andreas Cerny.
Le misure bastano o dobbiamo attenderci un ulteriore giro di vite?
“Adesso è molto importante abbassare il numero di nuovi contagi. Il Cantone è capolista da diverse settimane: abbiamo tre volte il numero di nuovi contagi rispetto alla Lombardia, calcolato per 100mila abitanti. Sebbene abbiamo superato le feste abbastanza bene (non c’è stato un aumento dei casi), rimaniamo a un livello molto elevato, che pesa sugli ospedali. Con l’arrivo di queste varianti, che hanno una trasmissione molto più elevata, dobbiamo essere preparati a un’impennata di nuovi casi. Se le misure saranno sufficienti lo vedremo nelle prossime settimane, ma per me sono molto benvenute”.
La sensazione è che il Governo abbia deciso di stringere le viti in base all’esperienza inglese, con il virus che si propaga in maniera eccessiva con queste varianti. Se dovesse esserci un ritorno di fiamma, le strutture ospedaliere ticinesi potrebbero essere messe a dura prova?
“È chiaro che non tutte le realtà sono confrontabili, ma possiamo imparare molto dagli altri paesi. La riflessione è che quello che è successo in Inghilterra, potrebbe succedere anche da noi. La variante è apparsa sul radar dei virologi in settembre, soprattutto nel Sud-Est dell’Inghilterra. Ora ha quasi rimpiazzato, anche se non del tutto, il virus circolante con un tasso di trasmissione nettamente più elevato. Questo virus, se ha le stesse caratteristiche, potrebbe veramente metterci in difficoltà poiché abbiamo un tasso di occupazione delle strutture ospedaliere già molto elevato. Da studi sulle fogne si è visto che varianti simili circolano già da metà dicembre. Ci vogliono circa tre mesi per scatenare una epidemia significativa. I calcoli vanno dunque verso fine febbraio-marzo, quando ci potrà essere un importante incremento di casi”.
La Task Force parlava anche di una possibile stretta sulle scuole. Per il momento la politica non sembra andare in questa direzione. Secondo lei è un’ipotesi da prendere in considerazione?
“Avrei già favorito delle misure per le scuole, anche se non una chiusura totale, ma piuttosto un regime come quello prima dell’estate. La diffusione della nuova variante tocca particolarmente le fasce d’età dai 4 ai 9 anni, dai 10 ai 15enne e gli adolescenti. Questo è il motivo per il quale gli altri paesi attorno a noi hanno deciso di chiudere le scuole. Penso che dobbiamo monitorare bene la situazione, fare dei test e continuare a fare quello che possiamo”.
Il vaccino può essere efficacie contro la variante britannica?
I vaccini di Pfizer e Moderna sono molto simili: la capacità di neutralizzazione è in gran parte mantenuta. C’è tuttavia sempre la possibilità che il virus possa prendere altre varianti, che potrebbero poi sfuggire al vaccino. Per intanto non ci sono evidenze, è per questo che il vaccino è uno strumento importante per difenderci. Io stesso sono stato vaccinato alla Clinica Moncucco dieci giorni fa e senza nessun problema.
Ci sono novità per quanto riguarda le cure mediche contro il Covid?
Grandi novità non ce ne sono al momento, ma c’è tanta ricerca, anche da noi. Ma sono tutti studi che devono essere ancora confermati: dobbiamo essere sicuri che ciò che si osserva in laboratorio si traduce in beneficio per i pazienti.
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