Ticino
Bellinzona "non è per nulla comparabile" con Monteceneri
Bellinzona "non è per nulla comparabile" con Monteceneri
Bellinzona "non è per nulla comparabile" con Monteceneri
Redazione
8 anni fa
Ecco i motivi per cui è stato respinto il ricorso contro l'aggregazione. Ma il moltiplicatore dovrà salire di 2,5 punti

L'aggregazione di Monteceneri e quella della Nuova Bellinzona sono due cose ben diverse e non comparabili. È quanto si evince dalla sentenza del Tribunale federale sul ricorso presentato da 81 cittadini contro l'aggregazione a 13 nel Bellinzonese.

La decisione dei giudici è ormai nota a tutti, ma spulciando nella sentenza pubblicata oggi sul sito del Tribunale federale si trovano diversi aspetti interessanti, anche in vista di eventuali altri ricorsi contro progetti aggregativi.

I ricorrenti contro la Nuova Bellinzona, patrocinati dall'avvocato Fabrizio Monaci, basavano la loro tesi su una precedente sentenza del Tribunale federale riguardante l'aggregazione di Monteceneri. In questo caso i giudici avevano dato ragione ai ricorrenti, riconoscendo che senza Mezzovico-Vira e Isone il progetto di aggregazione era diventato sostanzialmente diverso. Mezzovico-Vira era infatti il Comune finanziariamente più forte tra i sette che avrebbero dovuto aggregarsi e costituiva il perno principale del progetto. In quel caso si imponeva quindi di procedere a una nuova consultazione popolare.

Ma i giudici federali sottolineano che "le due cause non sono per nulla comparabili".

Per quanto riguarda la Nuova Bellinzona, infatti, l'assenza di Sant'Antonino, Cadenazzo, Lumino e Arbedo-Castione non modifica in modo sostanziale il progetto posto in votazione, secondo i giudici federali.

"È sufficiente infatti dare uno sguardo alla cartina per accertare che l'aggregazione dei 13 Comuni forma un'entità territoriale coerente e che essi formano un comprensorio contiguo, compatto e collegato, visto che l'esclusione dei Comuni contrari, tutti situati ai margini del comparto, non crea alcuna cesura territoriale, né si configurano quali perno o polo del progetto" scrivono i giudici federali. "L'assenza dei quattro Comuni comporta certo un ridimensionamento del comprensorio e una sua configurazione territoriale diversa, ma in sé non una sostanziale differenza dal progetto originario."

"Per quanto concerne il rispetto della volontà degli aventi diritto di voto, non è neppure lontanamente paragonabile al caso Monteceneri" proseguono i giudici federali. "Si osserva che nell'insieme dei 13 comuni favorevoli, il sì raggiunge un ampio consenso, che supera i due terzi dei votanti. Si evidenzia che in una votazione di tali dimensioni con ben 17 comuni coinvolti, in alcuni dei quali, come ad Arbedo-Castione, il dissenso era assolutamente manifesto, mentre in altri l'esito era del tutto incerto, si potesse ritenere con una certa legittimità che nell'esprimere il proprio voto i cittadini favorevoli (o comunque la loro stragrande maggioranza) non abbiano posto quale condizione irrinunciabile al proprio sostegno la premessa che l'aggregazione comprendesse la totalità dei comuni. Si segnala anche il caso di Sant'Antonino, dove il voto negativo era ampiamente pronosticato, da tempo dato per scontato e largamente previsto da media e opinione pubblica, per cui l'esito negativo in questo Comune era praticamente certo già prima del voto. Analoga era in una certa misura, pur se con aspetti diversi, la situazione a Lumino, dove l'opposizione del Municipio e dei contrari lasciava pochissimi dubbi sul risultato. Queste situazioni, ampiamente riportate anche dai media, erano note ai cittadini; solo il rifiuto di Cadenazzo sarebbe stato piuttosto inatteso."

I giudici ricordano anche che "durante tutta la campagna informativa, nelle serate pubbliche e nei media è stato regolarmente sollevato il tema delle conseguenze di eventuali voti negativi, ricordando che, rispettate le condizioni della LAggr, l'aggregazione si sarebbe potuta concretare anche con un numero ridotto di comuni. Già il solo fatto di aver condizionato la totalità degli aiuti promessi all'aggregazione completa, precisando che sarebbero stati rivisti in caso di aggregazione parziale, indicava che l'ipotesi di ridurre il perimetro era possibile. Se ne deduce che i votanti potevano e dovevano pertanto supporre, già prima di pronunciarsi, che "con enorme probabilità" il progetto sarebbe stato ridimensionato e perfino che quasi certamente lo sarebbe stato almeno per alcuni comuni. Se ne conclude che in definitiva non era verosimile supporre che la cittadinanza dei 13 Comuni favorevoli si sarebbe espressa in modo diverso se avesse saputo che i quattro Comuni contrari non sarebbero stati aggregati, cosa che era in parte già praticamente certa e nota prima della votazione consultiva."

Nella sentenza si ritrova infine anche un aspetto negativo per i cittadini dei 13 Comuni aggregandi. "È rilevato che il moltiplicatore d'imposta del nuovo Comune va aumentato di circa 2.5 punti percentuali, precisando tuttavia che questo adeguamento è da imputare non tanto alla riduzione del numero dei comuni, quanto piuttosto alle modificate condizioni finanziarie che si sono verificate nel corso del 2014 e che si prospettano negli anni a venire, esito che non sarebbe stato diverso mantenendo il progetto a 17 comuni" scrivono i giudici federali, osservando che anche i Comuni di Arbedo-Castione, Cadenazzo e Lumino "dopo il voto consultivo hanno già annunciato innalzamenti futuri del proprio moltiplicatore."

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