
È durato oltre due ore l’interrogatorio di Marco Piovella, il capo ultrà nerazzurro in carcere dal 31 mattina per gli incidenti avvenuti la sera di Santo Stefano prima di Inter-Napoli, durante i quali era rimasto ucciso il 39enne ultrà varesino Daniele Belardinelli (vedi articoli suggeriti).
Piovella, soprannominato “Il Rosso”, era stato indicato da un ultrà ‘pentito’ come la mente dell’agguato ai tifosi napoletani. Interrogato ieri pomeriggio dal Gip Guido Salvini nell ’audizione di convalida dell’arresto - si legge sulla Gazzetta dello Sport - il 34enne titolare di una ditta con sede a Milano e in Ticino non ha risposto alle domande relative all’agguato, ma ha parlato solo dell’investimento di Belardinelli e dei suoi rapporti con la vittima.
I due erano molto legati e avevano passato il Natale insieme. Piovella ha affermato di aver visto l’amico steso in strada praticamente alla fine degli incidenti, poco prima di essere travolto da un’auto, forse la seconda dopo quella che l’aveva buttato giù durante l’assalto ai tifosi napoletani.
Piovella ha quindi portato l’amico, ancora cosciente, all’ospedale San Carlo. Sto bene", gli avrebbe detto Belardinelli.
Il 34enne si è avvalso della facoltà di non rispondere sull'organizzazione dell'agguato ai tifosi partenopei, dicendo di occuparsi "di coreografie nel direttivo della curva". Dopo l'interrogatorio il suo avvocato ne ha chiesto la scarcerazione. La decisione del Gip è attesa nella giornata di oggi.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata