
In quanto cittadino svizzero Alvaro Lojacono Baragiola non può essere estradato senza il suo consenso e non può scontare l'ergastolo nelle carceri elvetiche in relazione alla condanna in Italia per il caso Aldo Moro (1978). A precisarlo è l'Ufficio federale di giustizia, interpellato dalla RSI, dopo le dichiarazioni dello stesso Baragiola, che si è detto disposto a scontare la pena in Svizzera, e quelle del ministro dell'interno italiano Matteo Salvini, il quale ha annunciato che vuole fare di tutto affinché l'ex brigatista finisca dietro le sbarre (vedi articolo suggerito). Una richiesta che si aggiunge a quella della Lega dei ticinesi, che negli scorsi giorni ha chiesto a Berna di attivarsi affinché l'ex brigatista venga riconsegnato all'Italia.
La prassi di non estradare i propri cittadini senza il loro consenso non riguarda solo la Svizzera, ma è una prassi internazionale. Questo spiega anche il motivo per cui l'Italia non ha finora inoltrato una richiesta in tal senso.
Per quanto riguarda l'esecuzione della pena inflittagli in contumacia dalla giustizia italiana, Baragiola "non può scontarla in Svizzera" perché il procedimento penale da parte delle autorità elvetiche venne a suo tempo archiviato "per mancanza di prove", ha spiegato una portavoce dell'Ufficio federale di giustizia sempre all'emittente di Comano. "Alla Svizzera venne poi chiesta l'esecuzione della pena italiana, ma nel 2011 il Tribunale del Canton Berna (dove Baragiola risiedeva fino al 2011), non vi diede seguito per mancanza delle necessarie base legali" aggiunge la portavoce. La legge sull'assistenza giudiziaria, che permette di far eseguire una pena a un altro Stato, è infatti applicabile solo per i fatti avvenuti dopo la sua entrata in vigore, ovvero il 1983, quindi dopo il caso Moro.
Baragiola, ricordiamo, ha già trascorso undici anni di carcere in Svizzera, più precisamente alla Stampa, per l’omicidio del giudice italiano Girolamo Tartaglione, avvenuto anch’esso nel 1978.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata