
Presto si tornerà alle urne per quanto riguarda il primo pilastro. Il 25 settembre bisognerà esprimersi sulla riforma AVS 21, contro la quale è stato indetto un referendum. Tra i promotori il sindacato Unia, che ha lanciato la sua campagna per dare voce a chi sarà direttamente toccato dalla riforma. “Sarà una vera e propria consultazione dei lavoratori e delle lavoratrici sulla riforma, riproponendo il quesito referendario da sottoporre a chi verrà direttamente toccato da AVS 21”, ha spiegato Chiara Landi, responsabile del terziario di Unia per il Ticino e la Moesa, a Ticinonews.
“Verranno coinvolti anche i frontalieri”
La consultazione sarà aperta anche a chi non dispone del diritto di voto in Svizzera, come i frontalieri. “Il settore dell’industria, storicamente, in Ticino registra una prevalenza di manodopera femminile alla quale viene dato un salario basso. E spesso la manodopera è anche frontaliera”, ha detto Vincenzo Cicero, responsabile industria di Unia. Sindacalista che, riferendosi al punto maggiormente controverso della riforma, ovvero l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni, ha detto: “È importante tematizzare questo aspetto del settore industriale, perché laddove c’è una forte presenza di impiegate donne pagate poco, ci sarà il personale penalizzato da questa riforma.”
“A rischio le pensioni di tutti”
“Un innalzamento oggi dell’età di pensionamento delle donne, sarà una richiesta di innalzamento generalizzata domani”, ha affermato Giangiorgio Gargantini, segretario regionale Unia Ticino e Moesa. “Sono già stati presentati dei progetti di legge in questo senso, sono anche state annunciate delle iniziative”, ha spiegato Gargantini. “Sappiamo che la volontà padronale della destra è quella di spremere sempre di più i lavoratori, ma è necessario mettere un freno a questo”. E sul risanamento delle casse del primo pilastro Gargantini ha concluso dicendo “se le donne guadagnassero come i colleghi uomini, pagherebbero quote maggiori di AVS”.
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