
A quasi quattro anni dallo sgombero dell’ex Macello, il collettivo SOA (Strade Occupate Autogestite) torna a farsi sentire con un comunicato dal titolo provocatorio “Shining Lugano”, in cui accusa il Municipio di voler chiudere la vicenda senza affrontare la questione politica degli spazi autogestiti in città.
Un risarcimento da 35mila franchi o uno spazio autogestito
Il collettivo conferma di aver accettato un accordo con il Comune per il dissequestro dell’area dell’ex Macello, ancora bloccata dopo l’abbattimento del 2021, riconoscendo che lo sblocco delle macerie consentirà di proseguire con "l'inutile e imbarazzante progetto Matrix", che prevede "una spesa di almeno 26.5 milioni di franchi per l'ennesimo luogo standardizzato, radical-chic borghesuccio della 'Shining Lugano'". L’assemblea del SOA, viene precisato, ha deciso di acconsentire al dissequestro delle macerie e di ritirare la denuncia civile in cambio di un rimborso di 35mila franchi, come risarcimento dei danni materiali (inizialmente l'associazione Alba aveva richiesto 100mila franchi) o, in alternativa, della messa a disposizione di uno spazio ritenuto idoneo per l’autogestione. Questa scelta, sottolinea il collettivo, “non cancella in alcun modo le responsabilità politiche” né “l'accusa di abuso di autorità e la messa in pericolo della popolazione”, di cui – sostiene – dovranno rispondere i vertici comunali e cantonali.
"Non si risana così facilmente la ferita della perdita di uno spazio"
Secondo il SOA, la decisione dell’esecutivo di pagare una cifra di risarcimento serve "per porre fine alla questione", soprattutto per "limitare i costi, sbloccare lo smaltimento delle macerie e non far naufragare definitivamente il progetto Matrix", destinato a trasformare l’ex Macello in un nuovo polo universitario. "Certo è", sottolineano gli autogestiti, "che non si risana così facilmente la ferita della perdita di uno spazio, ed è goffo il tentativo di riscrivere la storia. Anche perché, il valore di quel luogo non era determinato tanto dai suoi elementi materiali, quanto più dal processo di costruzione e dalle esistenze che lo avevano attraversato, lasciandovi segni di sé".
La richiesta di un nuovo spazio
Gli autogestiti chiedono quindi al Municipio di mettere a disposizione un nuovo luogo per attività autogestite e fissano al 15 novembre, indicato nell'accordo con il Municipio, il termine per "conoscere la loro decisione, intraprendere e comunicare i prossimi passi, consapevoli che sapremo far buon uso del risarcimento che ci spetta". Il collettivo ricorda di aver già proposto diverse alternative, ma nel caso in cui il Municipio "fosse ancora imbarazzato nella scelta", non macherà di segnalare altri spazi. "Se il municipio vorrà effettivamente riconoscere le rivendicazioni di quella parte della popolazione che continua a vivere e a resistere - nonostante i Pelli, i Foletti, i Buhler e i Quadri (tristi e smunti), dovrà in primo luogo accettare che possa esistere in città uno spazio per questa realtà e per questa resistenza. Vi piaccia o no, come più volte ripetuto, "qui siamo e qui rimaniamo": nelle strade e negli interstizi di questo territorio frattale e mercificato".
