
Probabilmente ai ghiacciai ticinesi non restano che 5-10 anni di vita. Un triste scenario che si manifesterà soprattutto se all’orizzonte vi saranno altre annate come il 2022 e il 2023. L’allarme è giunto questa mattina dal Dipartimento del territorio, che nelle scorse settimane ha svolto le misurazioni annuali di Basodino, Valleggia, Adula e Corno. “L’arretramento continua in maniera inesorabile e probabilmente non ci sarà uno stop prima che i ghiacciai siano quasi completamente fusi”, spiega a Ticinonews Mattia Soldati dell’ufficio dei pericoli naturali, degli incendi e dei progetti. Dato che si trovano a quote relativamente basse, i ghiacciai ticinesi “non sono in equilibrio con il clima, altrimenti sarebbero scomparsi da tempo. Si stanno adattando, per così dire”. Per resistere oggi nelle Alpi Svizzere, un ghiacciaio dovrebbe infatti trovarsi sopra i 3’700-3'800 metri. Tutto ciò che è al di sotto di questa soglia “continuerà la sua fusione fino alla scomparsa”.
Uno scenario nefasto
Quest’anno il ghiaccio del Cavagnoli è praticamente scomparso. Dei quattro misurati citati precedentemente, “quello che sparirà per primo sarà, secondo me, quello del Corno”, prosegue Soldati. Tuttavia “sono previsioni difficili da fare, perché dipenderà quanto e dove nevicherà, e da altri fattori quali l’esposizione”.
Le conseguenze
A livello di impatto, lo scioglimento dei ghiacciai ticinesi farà sì che nei mesi estivi “andrà persa parte della riserva d’acqua in forma di ghiaccio che abbiamo sulle nostre montagne, per cui mancherà acqua di fusione durante i periodi secchi”, afferma il glaciologo Giovanni Kappenberger. Bisogna però considerare che “in Ticino sono già talmente piccoli che il loro contributo ai deflussi non è enorme”.
Possibili sorprese
Kappenberger monitora i ghiacciai ticinesi da ormai 30 anni e sta assistendo, come tutti, alla loro scomparsa. “Da una parte può essere un privilegio vedere questi cambiamenti di grosse dimensioni nelle Alpi, anche se provocano un po’ di lacrime agli occhi”, commenta il glaciologo. “Ad avermi sorpreso è il fatto che da oltre 100 anni si misura la lunghezza del fronte dei ghiacciai, ma ce n’è uno, in Val Bedretto, che non è mai stato misurato. Ecco, tre anni fa da questo passaggio da ghiacciaio a lago sono fuoriusciti degli iceberg e io ho seguito questo scombussolamento. Dovremo convivere con sorprese del genere, le quali in parte possono essere belle, ma rappresentano dei segnali chiarissimi”.