
Dopo un tentativo di risolvere bonariamente la questione si passa alle vie legali. Per recuperare i documenti di proprietà dello Stato depositati dalla ex Direttrice del Dipartimento delle finanze e dell’economia Marina Masoni presso il suo domicilio a Lugano il Consiglio di Stato ha conferito oggi un mandato di rappresentanza e di patrocinio all’avvocato Mario Molo di Bellinzona. Questo mandato, nell’ambito della causa davanti alla Pretura del distretto di Bellinzona, si estende anche ad eventuali e ulteriori azioni legali che lo Stato potrebbe esperire a tutela dei suoi legittimi interessi.Ma facciamo un passo alla volta. Marina Masoni aveva tempo fino al 25 di giugno per restituire al Governo l’intero archivio, composto da 1400 faldoni. Lo scorso 15 di maggio ne aveva consegnata una parte: 10 faldoni. Ma dopo la consegna aveva scritto al Consiglio di Stato di ridarle quanto consegnato. Negli ultimi mesi la corrispondenza sulla questione tra l'ex direttrice del DFE ed il Governo è stata fitta. Ma non s'è mai trovata un'intesa. E nel frattempo il Governo ha chiesto anche un parere giuridico ad un docente universitario romando il quale ha stabilito che l’archivio appartiene al Cantone. Ma tutto ciò non ha certo favorito il clima di dialogo tra il Governo e la Masoni. E così stamattina il Consiglio di Stato ha adottato la via auspicata dai “falchi” e ha dato mandato a Mario Molo di adottare qualsiasi iniziativa legale – compresa la denuncia al Ministero pubblico – per riavere tutti i 1400 faldoni dell'archivio del DFE.Ecco la risposta inviata ai media da parte dell'avvocato Paola Masoni, legale di Marina MasoniL'avvocato Paola Masoni risponde al Consiglio di Stato in merito alla questione dell'archivio DFE. E lo fa tramite un comunicato stampa inviato ai media nel primo pomeriggio. Sono quattro i punti affrontati dalla legale Paola Masoni. Nel primo punto si dichiara che non è più l'intero archivio l'oggetto del contendere, "ma sarebbero non meglio specificati “documenti di proprietà dello Stato”. Inoltre scrive l'avvocato Paola Masoni - ed è il secondo punto -, è stato il Governo a non voler più tentare la strada della conciliazione, interrompendo bruscamente il rapporto con Marina Masoni. Infatti "anche il terzo tentativo di conciliazione, offerto da Marina Masoni, non ha potuto proseguire poiché è stato bruscamente e senza comprensibile motivazione interrotto, ancora una volta, dallo stesso Consiglio di Stato, che sembra così non voler risolvere bonalmente la questione". Un ulteriore punto trattato riguarda i "documenti di proprietà dello Stato". Scrive Paola Masoni che il Governo si è dimenticato che Marina Masoni, mesi or sono, "ha inoltrato una petizione alla Pretura, volta ad accertare la di lei proprietà sulla totalità degli atti". Ora spetta al giudice quindi di definire se e quali eventuali documenti siano o non siano di proprietà dell’ex consigliera di Stato. Inoltre il legale di Marina Masoni mette in dubbio l'asserzione "proprietà dello Stato", dichiarando che "non è che una supposizione di parte, per ora non suffragata da alcun elemento". Marina Masoni difenderà i suoi interessi e quelli di coloro coinvolti nella questione dell'archivio DFE. I documenti, si legge, sono "atti di sua proprietà, proprietà che ha già motivato nella sua petizione". Termina la legale: al momento opportuno si prenderanno eventuali e ulteriori azioni legali.
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