
Dopo oltre quattro ore di discussioni il Gran Consiglio ha dato il via libera alla Riforma fiscale e sociale, che prevede Sgravi e incentivi fiscali per grandi contribuenti, aziende e start up innovative e 20 milioni a favore della politica famigliare prelevati dalla massa salariale delle imprese. Il tutto per un costo complessivo di 38 milioni per Cantone e comuni di qui al 2021.
Grazie al compromesso raggiunto in commissione tributaria sull'introduzione di un assegno parentale, lo ha fatto con un rapporto unico, firmato anche dal PS. Compromesso che ha ridotto l'assegno da 3500 a 3000 franchi e il tetto massimo del reddito per recepirlo da 140mila a 110mila franchi.
Definito un patto sociale tra politica e imprese, l'introduzione del pacchetto è ritenuta necessaria per restare a passo con i tempi, evitando la partenza di grandi contribuenti verso altri Cantoni o paesi ma anche per conciliare meglio il lavoro e la famiglia.
"Quello che proponiamo oggi è un patto di solidarietà tra Stato, cittadini ed economia", ha spiegato il relatore del rapporto Michele Foletti. "Un patto equilibrato per tornare ad essere competitivi in un mondo che cambia. Non è vero", ha continuato, "che facciamo un regalo ai ricchi. È il minimo per tornare competitivi a livello nazionale e internazionale".
Ma, patto o non patto, il pacchetto non avrà vita facile. Vari sindacati, Verdi, PC ed MpS hanno già aderito al referendum proposto da UNIA. Il timore, hanno spiegato in aula Michela Delcò Petralli (Verdi) e Matteo Pronzini (MPS), è che le minori entrate dovute agli sgravi pesino un domani sui cittadini già in difficoltà. Tanto più che per i contrari una fiscalità attrattiva la si crea soprattutto con salari dignitosi.
"Giusto lanciare il referendum, deve essere il popolo ad assumersi se del caso una simile responsabilità", ha concluso Delcò Petralli.
Contrari al pacchetto anche il gruppo La Destra e lo stesso PS, che si è spaccato al suo interno.
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