Ticino
Antidolorofici e paracetamolo: abuso, rischi e dubbi
Redazione
11 anni fa
Uno studio recente mette in dubbio l’efficacia del farmaco più usato (Dafalgan). A colloquio con il medico cantonale

“Dottore ho mal di testa”: “prenda il paracetamolo”. “Dottore ho dolori articolari”: “prenda il paracetamolo”. “Dottore ho l’influenza”: “prenda il paracetamolo”. “Dottore ho fratturato un braccio”: “prenda il paracetamolo”. Vi ricorda qualcosa?

Due dati: in Ticino l’utilizzo di farmaci analgesici è importante e il paracetamolo spadroneggia nelle prescrizioni. Ma questo principio attivo funziona davvero come promesso? L'articolo “La cura imperfetta” pubblicato dalla rivista inglese New Scientist, che muove da uno studio condotto recentemente, mette in dubbio l’efficacia del farmaco (conosciuto da noi spesso con il nome Dafalgan, ma presente ad esempio anche in quasi tutti i rimedi antinfluenzali) più prescritto in tutto il mondo, equiparando i rischi a quelli degli altri antidolorifici non steroidei (FANS), che però avrebbero un’efficacia maggiore.

Abbiamo per questo voluto approfondire la questione con il Medico cantonale Giorgio Merlani e vederci così più chiaro. Ecco cosa ci ha detto.

Giorgio Merlani, dall’indagine salute relativa al 2012, presentata recentemente in conferenza stampa, emerge che nel nostro cantone l’utilizzo di antidolorifici è piuttosto importante. Come giudica questa tendenza?

“È tutto da valutare cosa significhi importante, anche se è vero che la cifra a una prima analisi può apparire piuttosto alta. Ad ogni modo quello che vediamo nel confronto intercantonale è che in Ticino l’utilizzo degli analgesici è in linea con la media svizzera.”

Nessun allarme dunque?

“No nessun allarmismo, anche se vale sempre la pena richiamare le persone ad un uso adeguato, ovvero quando ce n’è bisogno e quando c’è una prescrizione. Non esistono farmaci senza controindicazioni, bisogna dunque sempre tenere conto del rischio che sono pronto a correre per migliorare il mio stato di salute. Insomma non è certo una buona idea prendere analgesici come fossero caramelle.”

Il re degli analgesici è il paracetamolo, che negli anni ha spodestato altre sostanze come il diclofenac (Voltaren), l’acido mefenamico (Ponstan ), l’ibuprofene e l’aspirina (i cosiddetti FANS), grazie alla sua presunta sicurezza. Ora alcuni ricercatori a livello mondiale ne mettono in discussione l’efficacia, equiparando i suoi possibili rischi a quelli dei FANS, ma allo stesso momento con un effetto analgesico meno importante. L’ultimo a parlarne è stato il britannico New Scientist. Cosa ne pensa, considerato che anche nei nostri ospedali e nella nostra sanità il Dafalgan va ormai da diversi anni per la maggiore per ogni sorta di problema?

“Non posso esprimermi su quella che è la prassi attuale delle prescrizioni nei nostri ospedali, ci vorrebbe un’indagine specifica. È però senz’altro vero che il paracetamolo è il farmaco più utilizzato, soprattutto sul lungo termine. Anche perché le alternative a disposizione sono valide, spesso anche più efficaci, soprattutto come antinfiammatori, ma hanno effetti collaterali più importanti e non vengono di norma prescritti per trattamenti lunghi, perché i rischi di sanguinamenti gastrointestinali e di problemi renali è troppo alto. Insomma le armi che abbiamo nella fodera sono gli antinfiammatori non steroidei, il paracetamolo e tutti gli oppiacei: tra queste opzioni il paracetamolo è quello che ha un profilo di rischio più basso e, in mancanza di alternative, è quello preferito dai medici, anche se la sua efficacia non è così incisiva.”

Un ulteriore aspetto preoccupante, citato nell’articolo, è che anche se il paracetamolo è diffusissimo, non abbiamo capito davvero come funziona. II sospetto negativo è che il paracetamolo inibisca la cicloossigenasi, proprio come ibuprofene e aspirina, ma in misura molto minore: in pratica, non ridurrebbe l'infiammazione come gli altri farmaci. 

“Qui apre un vaso di pandora, visto che per moltissimi dei farmaci sul mercato, soprattutto quelli più vecchi come il paracetamolo che hanno dimostrato sul campo la propria efficacia, non si conosce il reale principio di funzionamento; ci sono delle ipotesi, come quello della cicloossigenasi, ma tali restano. In questo senso dunque nulla di strano e di cui stupirsi, questo aspetto non mette in dubbio i miliardi di dosi prescritte con discreto successo. Anche se è vero che l’efficacia è certamente inferiore ad altri farmaci, soprattutto quella antinfiammatoria, il profilo di rischio basso la compensa ampiamente.”

Secondo le ultime ricerche l’uso prolungato sembrerebbe causare gli stessi problemi di sanguinamento interno degli altri FANS, ma appunto sempre con risultati analgesici peggiori. I medici ticinesi sono consapevoli di questo aspetto?

“Prima di tutto bisogna dire che uno studio sull’uso prolungato degli antinfiammatori non steroidei non esiste, il rischio dopo 3-4 giorni è tale che bisogna smettere, e non sarebbe etico condurre uno studio simile. Il confronto sull’utilizzo cronico è dunque impossibile. Dopodiché è possibile che esistano questi rischi correlati all’uso prolungato del paracetamolo, ma ci sono molti studi che confermano il basso profilo di rischio anche per questo tipo di impiego, e non basta certo un singolo studio a farmi cambiare idea. Con questo non voglio dire che lo buttiamo nel cestino, anzi aprire il dibattito e porsi delle domande sulla sufficienza di dati a disposizione sul principio attivo è sicuramente utile e importante, e questo studio ha il pregio di spingere a una nuova riflessione. Il paracetamolo è utilizzato da oltre cento anni e sarebbe forse utile condurre nuovamente gli studi con i criteri moderni. Bisogna però aggiungere che tutti i farmaci a disposizione sul mercato sottostanno già a una severa sorveglianza, e i medici sono chiamati a segnalare eventuali nuovi effetti collaterali. Nessun allarme quindi, ma un approfondimento sarebbe certo utile, anche se non è facile, visto che pochi potrebbero avere interesse a muoversi in questa direzione, le priorità sono spesso altre.”

Al momento quindi a livello cantonale, federale o europeo non è in atto un dibattito sull’efficacia degli analgesici?

“No, non c’è nessuna discussione aperta sul tema, anche perché come detto non esistono oggigiorno alternative migliori o con profili di rischio simili.”

Un altro problema è rappresentato dal rischio di sovradosaggio, vista la presunta sicurezza del farmaco, che può causare però gravi problemi al fegato. La dose massima in 24 ore è infatti di 4 grammi, ma spesso le persone, ritenendo il farmaco sicuro, ne prendono di più. In America il Governo ha chiesto alle aziende farmaceutiche di bloccare la produzione di medicinali con obbligo di ricetta che contengano più di 325 milligrammi di paracetamolo a compressa, per evitare il rischio di un'overdose accidentale. Come valuta questo aspetto?

“Questo è l’aspetto che come medico mi preoccupa di più, perché, come dice bene l’articolo, è un farmaco da banco e la gente è portata a credere che sia completamente sicuro. Invece la ‘larghezza terapeutica’ del paracetamolo è molto ridotta: il dosaggio doppio (8g) di quello fisiologico (4g) è già tossico, e sono pochi i farmaci per i quali si può dire lo stesso, di solito bisogna andare molto oltre il doppio per raggiungere la tossicità. I rischi maggiori di sovradosaggio del paracetamolo riguardano soprattutto i pazienti con problemi preesistenti al fegato, per i quali anche la dose fisiologica di 4 grammi, se presa per un periodo molto lungo, può causare l’insorgere di problemi.”

Attenzione va prestata quindi anche dai medici con le prescrizioni e le posologie?

“Assolutamente sì, è sempre importante tenere conto dello stato di salute complessivo del paziente. Trovo peraltro positivo che in America si è arrivati a ridurre la dose, perché lì il problema è ancora più sentito visto che i farmaci vengono venduti in confezioni accattivanti nei supermercati.”

Infine le chiedo di commentare questa affermazione di Andrew Moore, anestesista e direttore della ricerca sul dolore all'Università di Oxford :"Perché continuiamo a dare ai pazienti un farmaco che è tossico, comporta rischi potenzialmente gravi e oltretutto non funziona? Non è etico".

“È assolutamente eccessivo. Con ogni farmaco che assumiamo dobbiamo essere coscienti che ci sono sempre degli effetti collaterali e la prescrizione etica e sensata è quella che soppesa sempre rischi e benefici ed efficacia. In base a questa a questo schema se il paracetamolo risulta essere la migliore opzione non bisogna averne paura. Insomma mettersi in questione è sempre corretto, ma demonizzare il paracetamolo no.”

dielle

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