Un piano del conflitto fra Russia e Ucraina va al di là dello scontro militare diretto: è quello degli attacchi informatici. Dall’inizio dell’invasione ne abbiamo sentito parlare in più di un’occasione: hanno avuto particolare eco mediatica le azioni del gruppo hacker Anonymous, rivolte verso infrastrutture russe. Per parlare di attacchi informatici, è intervenuto a Ticinonews Alessandro Trivilini, esperto di criminalità informatica attivo presso la Supsi.
Le regole di una “guerra informatica” sono diverse rispetto a quelle di uno scontro tradizionale. “Spesso gli attacchi informatici sono unidirezionali. Come esempio possiamo citare i casi di aziende attaccate con lo scopo di sottrarre denaro o di Paesi attaccati per entrare in possesso di informazioni sensibili. Tuttavia, non c’è mai una risposta: in effetti, questi strumenti informatici sono considerati delle vere e proprie armi, sottoposte quindi a delle regole. Di conseguenza, uno Stato di solito non reagisce direttamente, a differenza di quanto accade su un campo di battaglia. Uno Stato può però usare le tecnologie di cui dispone per difendersi. Parlare di “guerra cibernetica” è dunque ancora prematuro”.
Quale potrebbe essere un attacco informatico tipo?
“Mettere fuori uso il sistema informatico che gestisce i semafori in una grande città. Mandando in tilt questi circuiti elettronici, oggi gestiti informaticamente, si creerebbero grossi disagi, con rischi diretti anche per la sicurezza”.
Abbiamo sentito parlare molto di Anonymous. Chi si cela dietro questa dicitura?
“Non si sa bene chi ci sia dietro: Anonymous si definisce una “legione”, ovvero un gruppo organico e strutturato, non composto dunque da elementi singoli e indipendenti. E la maschera di anonimato che caratterizza l’organizzazione può in realtà tornare utile a quelle entità, su tutte gli Stati, che, come detto, non possono lanciare degli attacchi informatici diretti rivendicati ufficialmente davanti al pubblico e alla controparte”.
La Russia è stata vittima di Anonymous, ma lei stessa potrebbe sferrare degli attacchi informatici...
“Tecnologicamente parlando, della Russia occorre avere profondo rispetto. In questo campo, assieme a Cina e Stati Uniti, è fra le prime potenze mondiali, perché da sempre dispone dei cervelli migliori, che sviluppano diversi programmi che noi usiamo comunemente e legalmente. I russi possono contare su grandi risorse. Inoltre, sono favoriti pure dal loro funzionamento: una sola persona decide, non devono sottostare a trattati e a collaborazioni sgradite, risultando autonomi nelle loro decisioni e quindi nello sviluppo di nuova tecnologia. Sono davvero all’avanguardia: speriamo che da loro non giunga alcun attacco”.
La Svizzera è ben protetta?
“Ha una visione sul tema della sicurezza informatica e questo è già qualcosa... In questi senso, la creazione, lo scorso anno, del Centro nazionale per la cibersicurezza è un notevole passo avanti. Tuttavia, la sicurezza totale non esiste. A mio parere, la Svizzera deve puntare su quello che da sempre, in questo campo, è il suo fiore all’occhiello, ovvero la “diplomazia cibernetica”, un luogo virtuale dove potere fare accordi”.
L’intervista completa ad Alessandro Trivilini
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata