
Non sembra certo avviarsi verso una soluzione la faccenda di Roberto Rivera, 48enne trader comasco da dieci anni imbrigliato con la giustizia ticinese. La sua storia ormai è nota (vedi articoli suggeriti): la magistratura, dai tempi del fallimento della Aston Bank di Lugano, gli ha sequestrato più di 8 milioni e per ora non si va nè verso il proscioglimento nè verso una decisione nei suoi confronti.
Come riporta il Caffè in un lungo articolo, poco prima di Natale il procuratore Andrea Gianini ha nuovamente rifiutato la richiesta di Rivera - che si professa innocente - di dissequestro dei soldi. Un "no" arrivato nonostante due mesi prima la Camera dei reclami penali (Crp) avesse dato ragione al 48enne comasco. Intanto l'avvocato di Rivera Marco Broggini ha presentato ricorso. Uno dei maggiori problemi, in tutta questa faccenda, è che il caso va avanti da troppo tempo. O le gravi accuse contro il trader - per la precisione, si parla di riciclaggio all'amministrazione infedele, appropriazione alla falsità in documenti, eccetera - vengono discusse a processo, oppure si liberi Rivera.
Secondo il procuratore Gianini, a Rivera è da tempo stata data la possiblità di trovare un accordo, trovando un'intesa con il curatore fallimentare della Aston e lasciando sul tavolo qualche milione di franchi. Un accordo che Rivera definisce "un'estorsione travestita di legalità" a cui non intende sottostare. La sua richiesta di proscioglimento è giunta di recente sui tavoli delle istituzioni svizzere e italiane: lettere, documenti, registrazioni ambientali che dimostrerebbero che il tentativo di trovare un accordo (che si basa sull'articolo 53 del Codice penale), sia di fatto una sorta di estorsione a suo danno. Rivera - prosegue il Caffé - ha consegnato file audio e documenti anche al direttore del Dipartimento di giustizia Norman Gobbi.
Dal canto suo, il procuratore Gianini è convinto che quei milioni siano in gran parte frutto di operazioni pregresse non corrette. Operazioni effettuate non con la Aston Bank ma precedentemente con Unione Privée Financière (Upf) di Lugano. "Titoli venduti a prezzi maggiorati per ottenere retrocessioni più elevate" a danno di Upf.
Rivera aggiunge che il denaro sequestrato, ai tempi erano "solo" due milioni e mezzo. Una somma triplicata negli anni. "Sei anni fa - continua il Caffé - il procuratore che aveva in mano il caso, la scomparsa Manuela Perucchi, autorizzò Rivera, naturalmente sotto stretta osservazione, ad indicare alcuni investimenti. Operazioni che si sono dimostrate azzeccate". La dimostrazione, secondo Rivera, "che io opero ed ho sempre operato nella più totale legalità. Ma non solo. È la dimostrazione che gran parte del denaro sotto sequestro non ha nulla a che vedere con Aston Bank e Upf. È stato accumulato in questi ultimi sei anni. Sotto sequestro".
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata