
“Perché vi sono ancora restrizioni nell’acceso al telelavoro per gli impiegati dell’Amministrazione cantonale?” È la domanda attorno alla quale ruota l’interrogazione di Raoul Ghisletta (PS) inoltrata oggi al Consiglio di Stato. Il deputato socialista pone una serie di domande dopo che il Governo, rispondendo a una sua precedente interpellanza, ha indicato che la Sezione risorse umane non è al corrente di direttive restrittive a livello di uffici, sezioni e divisioni per quanto riguarda l’accesso al telelavoro degli impiegati dell’amministrazione cantonale. Ma in base a informazioni in possesso del granconsigliere, la prassi di alcuni uffici cantonali sull’accesso e sul numero di giorni massimi “è parzialmente restrittiva rispetto alle norme del Regolamento cantonale sul telelavoro e alla recente estensione dei giorni massimi operata dal Consiglio di Stato”.
Da qui le nuove domande rivolte al Governo:
1) negli Uffici di tassazione di Bellinzona, Mendrisio, Locarno quanti giorni di telelavoro vengono concessi al massimo ai tassatori?
2) Il coordinamento della Sezione del lavoro ha riconfermato che il telelavoro non è concesso negli Uffici regionali di collocamento?
3) La Divisione della cultura e studi universitari negli scorsi mesi ha dimezzato i numeri massimi di giorni di telelavoro stabiliti dal regolamento e ha limitato l’accesso agli impiegati che abitano lontano?
4) È vero che il numero massimo presso la Divisione della cultura e studi universitari è attualmente di 2 giorni invece di 3 giorni? L’accesso per al telelavoro è consentito agli impiegati che abitano vicino al posto di lavoro?
5) Intende rilevare le prassi restrittive al telelavoro di uffici, sezioni e Divisioni al fine di valutarne l’adeguatezza rispetto al regolamento e alle proprie direttive?
6) Nella situazione attuale di pandemia intende dare indicazioni più precise ai funzionari dirigenti per evitare che vi siano due o più impiegati nello stesso ufficio durante la giornata di lavoro, allorché gli stessi potrebbero svolgere il telelavoro?
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