Ticino
Allevamento dei cani da protezione, in Ticino siamo pronti?
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Redazione
6 mesi fa
Sem Genini e altri 8 cofirmatari chiedono al Governo di rispondere a una serie di quesiti sull'imminente trasferimento del programma di allevamento dei cani da protezione dall'incarico diretto dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) ai Cantoni.

In un'interrogazione interpartitica inoltrata al Consiglio di Stato da Sem Genini (Lega dei ticinesi), primo firmatario, e da Alessandro Corti (il Centro+GdC), Daniele Piccaluga (Lega dei ticinesi), Omar Balli (Lega dei ticinesi), Roberta Soldati (UDC), Alessandro Mazzoleni (Lega dei ticinesi), Alex Gianella (PLR), Tiziano Zanetti (PLR), si chiede se il Ticino sia pronto per i cambiamenti nel programma di allevamento da cani da guardiania a partire dal 2025, così come previsto dalla nuova legge sulla caccia. 

Una nuova strategia d'allevamento

Stando a quanto scritto nell'interrogazione interpartitica, i cani da guardiania o cani da protezione sono considerati dalla Confederazione una misura ufficiale di protezione del bestiame contro i grandi predatori. "Senza entrare nel merito della loro vera o presunta efficacia, questi animali restano centrali per la tutela degli animali da allevamento, laddove è possibile e ragionevole impiegarli. Tuttavia", si legge, "come riportato da diversi articoli apparsi nelle scorse settimane sulla stampa d’oltralpe e in maniera esaustiva sull’Agricoltore Ticinese del 26 gennaio 2024, in ottemperanza alla nuova Legge sulla caccia di dicembre 2022, il Parlamento svizzero ha stabilito che i compiti e le competenze della Confederazione e dei Cantoni dovranno essere riorganizzati a partire dal 2025. In effetti, i Cantoni hanno richiesto e quindi ottenuto dalla Confederazione maggiori competenze e la messa in atto di una nuova strategia d’allevamento dei cani da protezione rientra proprio in quest’ottica". Un trasferimento di compiti prevedibile da tempo e che implica che l'allevamento di cani da protezione non verrà più effettuato su incarico diretto dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

La rete del sostegno pubblico deve essere mantenuta

Dal profilo finanziario, come riferito dal responsabile del gruppo di sviluppo rurale di Agridea Daniel Mettler, le risorse messe a disposizione dalla Confederazione per la protezione del bestiame e dei cani da protezione rimarranno invariate, indipendentemente dalla riorganizzazione dei compiti e delle responsabilità e per il 2024 ammonteranno a 7,7 milioni di franchi. "Ciò è fondamentale ed è proprio quello che ci auspichiamo fortemente", sottolineano i firmatari dell'atto parlamentare: "La rete del sostegno pubblico deve essere mantenuta per far fronte alle necessità o addirittura rafforzata a dipendenza dell’evoluzione dei grandi predatori". In questo contesto rientra anche il prezzo ragionevole di vendita per un cane selezionato ed addestrato che sarebbe attorno ai 5'000 franchi, tuttavia attualmente il prezzo che viene richiesto agli allevatori in Svizzera è di 1’200-1’500 franchi, poiché la maggior parte dei costi è appunto sostenuta dalla Confederazione e dai Cantoni, fanno notare Genini e cofirmatari. "Se il sistema di contributi dovesse ridursi, il prezzo di acquisto di questi cani diventerebbe però insostenibile per gli allevatori".

Prepararsi per tempo

Secondo gli interroganti è quindi essenziale che anche il Ticino si prepari a questo cambiamento, consapevoli che ci voglia un orizzonte di pianificazione per gli allevatori e ovviamente anche per i futuri proprietari che richiedono cani per proteggere le loro greggi. "Questo anche per evitare l’utilizzo di cani “non ufficiali” che rischia di diventare necessario qualora non sia possibile selezionarne e preparane per tempo un numero sufficiente, tenuto conto che già oggi vi è una certa penuria di questi animali e che le liste di attesa sono lunghe".

Le domande al Governo

1. Il Consiglio di Stato è a conoscenza delle intenzioni di Berna di trasferire il programma di allevamento dei cani da protezione dalla Confederazione ai Cantoni? Se sì, è al corrente delle conseguenze concrete e delle modalità con cui avverrà questo passaggio?

2. Il Consiglio di Stato si è già attivato ed è pronto per fronteggiare questo cambiamento e sta sviluppando le proprie strutture e i propri concetti? Se sì, quali passi ha già messo in atto? Se no, perché? Non ritiene opportuno seguire l’esempio dei Cantoni Vallese e Grigioni, che hanno già sviluppato delle proprie strutture efficaci, e richiedere i finanziamenti da Berna per dei programmi a tale scopo?

3. Il Consiglio di Stato ritiene che ci siano i tempi necessari per attuare le diverse modifiche?

4. Il Consiglio di Stato crede che si possa (o è intenzionato a) trovare una collaborazione con i Cantoni limitrofi, meglio equipaggiati, per allestire i programmi di allevamento o perlomeno per riconoscere l’ufficialità e l’omologazione dei rispettivi cani?

5. Il Consiglio di Stato pensa che ci sarà una differente qualità nella formazione di questi cani dopo che le competenze e le responsabilità verranno trasferite sui Cantoni?

6. Il Consiglio di Stato prevede che nei prossimi anni, con il citato trasferimento, il sostegno pubblico odierno al settore, incluso quello per l’acquisto dei cani da protezione, sarà ancora garantito a favore della loro formazione e del loro utilizzo?

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