
Il Caffé torna a chinarsi sul Tecnopolo di Manno. Dopo le rivelazioni della scorsa settimana, che parlavano di una fuga di start-up, nella sua edizione odierna il domenicale rimarca come il Tecnopolo abbia progressivamente "perso la sua forza attrattiva".
Tra il 2017 e il 2018, infatti, sono andate via 26 aziende e ne sono arrivate 5. Oggi sono presenti 21 società. Otto giunte nel 2014 quando c’è stato il trasferimento da Bioggio a Manno. Sette si sono insediate un anno dopo. Una sola nel 2016 e nel 2017. Quattro nel 2018. Tra queste ci sono ancora quelle portate da Davide Gai, il fondatore della struttura (responsabile dal 2008 al 2011), altre sono l’eredità lasciata dall’ex direttore Lorenzo Leoni sostituto per un anno (2016) da Alcide Barberis che poi, a novembre 2017, è stato sostituito a sua volta dall’attuale direttore di Agire, Lorenzo Ambrosini.
"Io posso solo dire che quando abbiamo iniziato nel 2009 a Bioggio in breve tempo abbiano coinvolto 30 start-up - ha dpiegato Gai al domenicale - La prima è stata la Telormedics fondata da Leoni appena rientrato dalla California alla quale Bsi concesse 5 milioni. Sono andato via dai vertici del Tecnopolo pur mantenendo l’ufficio della mia società quando è arrivata la Fondazione Agire che ha preso in mano la gestione e quando la Bsi ha smesso di investire".
A indebolire il Tecnopolo, ipotizza il Caffé, è l'uscita di scena dello stesso Leoni e forse quello che manca oggi "è quel valore aggiunto che può offrire una struttura del genere alle giovani società".
"Le start-up - spiega Gai - hanno 3 fasi. La prima è la ricerca di risorse, la seconda è la fase di sviluppo e la terza è quella dell’età adulta o della vendita. Per far ciò bisogna avere un network affidabile, conoscere come funziona dagli Usa a Singapore".
"Quello che oggi invece non manca in Ticino è la vivacità, non c’è crisi nel settore delle start-up, né manca la volontà di investire", ha rimarcato Leoni.
Maggiori dettagli nell'edizione odierna del Caffé
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