
Nel 2013 esplode il caso Takata: milioni di airbag installati su veicoli in tutto il mondo si rivelano potenzialmente pericolosi. Il problema è legato a un composto chimico, il nitrato di ammonio, usato per gonfiare gli airbag: con il tempo e l’umidità può diventare instabile e causare esplosioni troppo violente. In alcuni casi, il contenitore dell’airbag si rompe, proiettando schegge metalliche all’interno dell’abitacolo. Dopo anni di inchieste e richiami, l’azienda giapponese ha dichiarato fallimento nel 2017, ma le conseguenze di quel difetto continuano a farsi sentire ancora oggi.
La situazione in Ticino
Anche in Ticino diversi automobilisti stanno ricevendo in questi mesi lettere di richiamo per sostituire gratuitamente l’airbag. La situazione è relativamente positiva, ma il problema non è del tutto risolto. “Possiamo dire che due terzi delle auto coinvolte sono già state modificate. Il problema rimane questo terzo di auto da sistemare, che difficilmente vengono rintracciate e portate in concessionaria per la sostituzione dell’airbag”, spiega Marco Doninelli, direttore di UPSA Ticino.
Marchi coinvolti e richiami a catena
Il difetto ha colpito quasi tutte le grandi case automobilistiche: Toyota, Honda, BMW, Ford, Mazda, Nissan, Citroën e molte altre. Alcuni marchi hanno agito tempestivamente, completando gran parte degli interventi. Altri sono ancora in piena fase di recupero. Le campagne di richiamo avvengono a ondate e spesso riguardano auto immatricolate anche 10 o 15 anni fa.
Il problema della tracciabilità
Raggiungere i proprietari non è affatto semplice. Con il passare degli anni, molte auto sono state vendute più volte, immatricolate in altri cantoni o addirittura ferme nei piazzali. “Quando si richiamano auto di vecchia produzione, si parte con una prima lettera. Se non c’è risposta, si invia una seconda, fino ad arrivare a una terza, di solito raccomandata, dove si può arrivare a minacciare il fermo del veicolo”, spiega Doninelli.
Non tutti sanno di essere coinvolti
Può capitare che il proprietario attuale di un’auto non abbia mai ricevuto una comunicazione. Ma questo non significa che non ci sia rischio “Bisogna dire che è difficile risalire ai proprietari. Sono auto datate, spesso passate di mano più volte. Il consiglio è di verificare sul sito del fabbricante, inserendo il numero di telaio, oppure rivolgersi a una concessionaria di marca”, aggiunge Doninelli.
Svizzera più morbida degli Stati Uniti
A differenza degli Stati Uniti, dove le autorità hanno imposto il richiamo con toni molto duri e minacciato ritiro del veicolo, in Svizzera si punta sulla responsabilità individuale. “Negli Stati Uniti sono più severi, anche perché ci sono più cause collettive. Da noi, si cerca di agire con il buon senso del cliente. Ma dopo il terzo richiamo, si comincia a parlare di fermo del veicolo”, conclude Doninelli.
Verificare è facile. E gratuito
Il controllo è gratuito e richiede solo pochi minuti. In caso di richiamo, l’intervento in officina dura circa due ore. Non è necessario aver ricevuto la lettera: basta visitare il sito del proprio costruttore o rivolgersi direttamente a una concessionaria ufficiale per sapere se si è coinvolti.