
Due terzi delle aziende agricole in Svizzera non riescono a coprire i costi di produzione. Una realtà che, secondo Omar Pedrini, presidente dell’Unione Contadini Ticinesi, riguarda da vicino anche il nostro cantone: “È un problema omogeneo su tutta la Svizzera. In Ticino, sicuramente, in questa categoria rientrano tutte le aziende produttrici di latte”, spiega. Una crisi che non nasce oggi. “È una cosa che è in atto da diversi anni. Le esigenze a livello di costi di produzione sono aumentate in modo considerevole. Dall’altra parte i prezzi non hanno seguito lo stesso andamento. Abbiamo poi tutta una serie di misure burocratiche che richiedono sforzi. Questo comporta, in determinate situazioni, anche dover assumere personale in più. E questi costi non possono essere rifatturati a nessuno.”
Il peso del mercato e degli acquirenti forti
Una parte del problema riguarda anche il potere contrattuale, sempre più debole per i produttori locali. “Credo che il Ticino, come cantone di frontiera, subisca maggiormente determinate pressioni sui prezzi. La vicinanza con l’Italia, con i prezzi nettamente inferiori, porta a far sì che anche determinati dettaglianti debbano agire di conseguenza. E questo va chiaramente a discapito del prezzo d’acquisto al produttore locale”, sottolinea Pedrini.
Senza alternative, si accetta qualunque prezzo
Il rischio, per molte aziende, è di trovarsi senza margine di scelta. Chi compra è spesso uno solo, e impone le condizioni. “Situazioni del genere ci sono. A un certo punto, se l’unico acquirente che hai ti offre quel prezzo, la scelta è: o non vendere la tua produzione, o venderla al prezzo che ti viene proposto”, afferma.
Prodotti locali invenduti, spesa oltreconfine e cultura del risparmio
Negli alpeggi ticinesi, intanto, si accumulano le forme di formaggio invendute. Ma non è solo una questione di mercato. “Il problema delle giacenze dei prodotti alimentari è conosciuto da tempo. Negli ultimi anni vi è una maggior pressione su questo fatto, dovuta a una serie di situazioni che la popolazione sta vivendo”, osserva Pedrini. “È innegabile che i redditi sono bassi e i costi sono aumentati per tutti. Purtroppo la gente risparmia come prima cosa sulle derrate alimentari, anche perché è facile trovare un prodotto d’importazione a costi più bassi. Piuttosto che andare oltre frontiera a fare la spesa.”
Agricoltura sotto pressione, poca consapevolezza sociale
Per il presidente dell’Unione Contadini Ticinesi, c’è anche un problema di percezione da parte della popolazione. “Purtroppo, la convinzione di molta parte della popolazione è che i contadini dovrebbero regalare i loro prodotti, perché sono già sovvenzionati dallo Stato. Ma questa non è la realtà dei fatti. Nonostante i contenuti che si ricevono, abbiamo ancora delle grosse difficoltà per riuscire a coprire i costi di produzione. Dunque forse la gente dovrebbe rendersi conto che i costi di produzione, anche nell’agricoltura, sono più alti che altrove.”
“Lasciateci fare gli imprenditori”
Secondo Pedrini, il futuro passa da un maggiore margine di manovra per chi lavora la terra. “Bisognerebbe permettere agli agricoltori di poter essere quegli imprenditori che la politica agricola chiede di essere agli stessi agricoltori”, dice. “Abbiamo troppi paletti sulla produzione. Dobbiamo rispettare dei criteri che mettono sotto pressione la produzione. È brutto da dire, ma oggi chi decide di non produrre, ma fare quasi il giardiniere del territorio, sta meglio di chi assolve il ruolo vero del contadino, che è quello di produrre derrate alimentari.”