
Dopo le 23 domande presentate nell'agosto dello scorso anno al Governo e tuttora senza risposta, l'MPS torna alla carica con un altro atto parlamentare sulla cosiddetta "vertenza Eolo Alberti" e tutti i suoi addentellati, questa volta corredato da 64 domande. La vicenda - spiega Pino Sergi - si è infatti nel frattempo arricchita con nuovi e preoccupanti elementi sulla connivenza tra affari, politica e magistratura. "L'aspetto più grave di questa vicenda è che una faida avvenuta per motivi economici all'interno di un'azienda abbia dei collegamenti con alcuni politici importanti e l'agire di alcuni magistrati".
Scambio di favori e spartizione di posti
Sotto la lente dell'interrogazione ci sono i deputati Sabrina Aldi e Cristina Maderni, l'ex deputato Eolo Alberti, Claudio Camponovo e il figlio Alvaro. Tutti quanti - in estrema sintesi - si sarebbero scambiati favori, con in particolare un posto nel Consiglio d'Amministrazione dell'Ente Ospedaliero cantonale per Alberti, un contratto ben remunerato presso Hospita Suisse ad Aldi e il posto di procuratore pubblico in quota Lega per Alvaro Camponovo. Ma sul "banco degli imputati" finiscono anche i due consiglieri di Stato leghisti Norman Gobbi e Claudio Zali, venuti a conoscenza dei fatti attraverso un rapporto redatto proprio su incarico della Lega dall’avvocato Enea Petrini. Per questo - spiega Matteo Pronzini - l'interrogazione è stata inviata anche all'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio con la richiesta di intervenire: "L'alta vigilanza sul Consiglio di Stato e sulla Magistratura è di competenza del Gran Consiglio, che si deve porre la domanda se Gobbi e Zali, una volta venuti a conoscenza di questa spartizione dei posti, siano intervenuti o meno. E a me non risulta". Gli fa eco Pino Sergi: "Gobbi non ha denunciato, come forse avrebbe dovuto, queste combine che si stavano facendo e che ponevano un problema di moralità politica pubblica che non si vede da tempo".
“Inchieste chiuse troppo frettolosamente”
Benché il suo nome non appaia nel titolo dell'interrogazione, Pronzini e Sergi puntano il dito anche verso il Procuratore generale Andrea Pagani, reo di aver aperto e poi chiuso – con un non luogo a procedere e un abbandono – due fascicoli che riguardavano anche Alvaro Camponovo, nominato tra le polemiche procuratore pubblico nel marzo dello scorso anno. Inchieste chiuse "troppo frettolosamente" che hanno come oggetto l'utilizzo di un'auto e relativa benzina e di una tessera dell'HCL a spese di Hospita Suisse, ma anche la violazione del segreto d'ufficio nell'ambito di un'operazione finanziaria della stessa ditta.